Camilla Faà Di Bruno (Casale Monferrato 1599- Ferrara 1662)

L’infelice storia d’amore di Camilla Faà di Bruno, la marchesa che si fece monaca

Denominata “La Bella Ardizzina” per la sua avvenenza, Camilla, figlia di Ardizzino conte Di Bruno nell’astigiano, fu protagonista di una avvincente e infelice storia d’amore

Crpiemonte
2 min readMay 19, 2021

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di Cristiano Bussola

Nel 1616 Ferdinando Gonzaga, innamorato di lei, organizzò un finto matrimonio in segreto nella cappella ducale di Mantova e le diede il titolo di Marchesa di Mombaruzzo oltre ad una nutrita rendita. Dall’unione nacque Giacinto che nel 1630 morì di peste facendo sfumare la sua successione al Ducato voluta dalla Spagna per impedire che passasse ai Gonzaga Nevers.

L’anno dopo, nel 1617, Ferdinando fu costretto per motivi politici a sposare Caterina sorella del Granduca di Toscana Cosimo II. Caterina pretese l’annullamento del precedente matrimonio, che in effetti non era valido per difetto di forma, e volle che le fosse restituito lo scritto autografo di Ferdinando in cui s’impegnava a sposare Camilla. Non accettando ella l’imposizione e considerandosi sempre moglie del Gonzaga fu ospitata dapprima dalle Clarisse a Mantova, fu poi relegata nel convento di Ferrara dove prese i voti col nome di suor Caterina.

Qui è custodito un suo manoscritto di 16 pagine in cui racconta il primo incontro con Ferdinando. Lo scritto è un interessante testimonianza del suo amore e costituisce la prima autobiografia scritta in prosa da una donna italiana. La singolare vicenda di Camilla e Ferdinando, degna di un romanzo, è stata ispiratrice di racconti, leggende, drammi storici come “Camilla Faà da Casale” di Paolo Giacometti che fu rappresentato nel Teatro Nuovo di Firenze nel 1846 e più recentemente in “Nec ferro nec igne, nel segno di Camilla” di Cinzia Montagna.

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