Il Gran Truc dalColle Laz Arâ

Lo spettacolo dal GranTruc

Dal colle del Laz Arâ verso il Gran Truc, in val Germanasca. Un itinerario dalla vista spettacolare sui luoghi della guerra di successione spagnola del 1704

Crpiemonte
5 min readJun 21, 2021

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di Pino Riconosciuto

Si combatté per tutta l’estate, in quel 1704, sui pendii erbosi del colle del Laz Arâ, o Lazzarà, come si usa di più chiamarlo oggi, a 1600 metri. Francesi contro il ducato di Savoia, i primi asserragliati tra le trincee costruite in fretta, a proteggere numerosi distaccamenti del proprio esercito che arrivarono in certe settimane a contare anche quattromila uomini. I secondi ad attaccarli senza grande successo. Un campo importante che permise ai francesi di condurre azioni verso numerose direzioni, ma che durò solo fino a fine settembre, quando il peggioramento delle condizioni atmosferiche portarono soldati d’oltralpe a trasferirsi nel più attrezzato insediamento di Perosa senza smantellare alcunché, forse in previsione di un ritorno che non ci fu mai. Ora quelle trincee, a distanza di oltre trecento anni, sono ancora lì, anche se in gran parte nascoste dalle nebbie del tempo trascorso; ma i segni rimasti sono in grado di farci ricostruire la loro configurazione.

Colle del Laz Arâ

Oggi vi proponiamo una escursione che partendo proprio sotto il Laz Arâ ci porta al Grand Truc, 2366 metri, una vetta che dalla cima offre uno spettacolo emozionante sulla pianura di Torino e sulle principali cime della val San Martino e dell’Orsiera, senza dimenticare il Monviso. Uno scenario naturale che riempie l’anima, ma ci riporta anche a un’epoca di battaglie e di interessi territoriali chesu quelle montagne si intrecciarono fittamente. In quel 1704 siamo in piena guerra di successione spagnola: da una parte Austria, Inghilterra, Olanda e alcuni principi tedeschi, dall’altra Spagna, Francia, Portogallo, Baviera e inizialmente il ducato di Savoia. Ma nel 1703, dopo mesi di trattative in cui la coalizione avversa riconosce alcuni territori come indennizzo dei suoi diritti all’eredità spagnola e i contributi per le spese militari, Vittorio Amedeo cambia alleanza e dichiara guerra alla Francia.

Indicazioni

Nel 1704 il corpo di spedizione francese sotto il comando del duca de la Feuillade, forte di oltre diecimila uomini, entra in valle di Susa e, dopo aver conquistato la città fortificata di Susa, si dirige verso le valli valdesi.

In questo quadro il Colle del Laz Arâ è un punto di riferimento importante: posto sul crestone spartiacque che scende dal Gran Truc, tra il vallone di Pramollo e la val Germanasca, è ampio, ricco d’erba, con i versanti poco ripidi che permettono un facile attraversamento e rappresenta uno snodo decisivo per il controllo delle valli valdesi perché da lì, grazie a sentieri e mulattiere agevolmente percorribili, in poche ore di marcia si possono spostare truppe numerose in varie direzioni.

il campo trincerato era di forma rettangolare, posto al centro del colle. La struttura principale era costituita da un terrapieno in terra, sostenuto da pietre, fascine e gabbioni, davanti al quale c’era il fosso difensivo. All’interno del terrapieno, in un altro fosso, era dislocate le milizie francesi. Il campo interno era dotato di quattro porte di ingresso e accoglieva gli alloggi delle truppe, tende e qualche baracca in legno per gli ufficiali. Terrapieno e gran parte dei fossati sono visibili ancora oggi. Ma come arrivare al colle e da lì al Gran Truc? Occorre imboccare la val Chisone con la statale 23 del Sestrière. Poi si va in direzione di San Germano Chisone e poi di Pramollo. Dalla frazione Ruata comincia la strada asfaltata che porta al colle; negli ultimi due chilometri è sterrata, si può lasciare l’auto prima o in un tornante, o arrivare fino al colle, soprattutto se si è dotati di fuoristrada. Da lì parte l’escursione a piedi, che richiede tra andata e ritorno circa 4 ore. L’unico problema che potrebbe insorgere sono le nebbie che in zona talvolta si formano per le alte temperature estive. Le indicazioni le prendiamo da gulliver.it, un sito di riferimento per gli escursionisti, di cui vi diamo anche il link preciso: https://www.gulliver.it/itinerari/gran-truc-dal-colle-lazzara/.

Lazzarà o Laz Arâ

Ecco come gulliver.it descrive l’itinerario: “Poco prima del colle parte un sentiero (palina Gran Truc) che ci porta a percorrere l’ erbosa costa Lazzarà raggiungendo il Clot di Boussiou. Si riprende la salita spostandosi sul versante ovest del Piano Friera 1912 m. Riguadagnando il crinale alla depressione che lo separa dalla quota 1923 m; evitato quest’ultimo rilievo si continua su una pendenza moderata per poi farsi assai ripido e raggiungere la spalla Est (denominata il Truc) a circa 2200 m, dove proviene anche l’itinerario del Colle Vaccera. Da qui si vede ormai distintamente la cima, che si raggiunge proseguendo in direzione Sud seguendo il sentiero che taglia a mezza costa il pendio erboso al di sotto della cresta, portandosi sotto la verticale della cima, che quindi con gli ultimi metri di salita si raggiunge (stazione meteo Arpa e croce metallica). Per la discesa si può tornare dal versante di salita, oppure volendo compiere un anello parziale, è possibile, una volta tornati alla spalla di quota 2200 m, scendere dalla dorsale Est, seguendo le tracce di sentiero che ripidamente perdono quota; questo è l’itinerario proveniente dal Colle Vaccera. Si scende badando a seguire gli ometti che nella fascia più ripida sono un po’ difficili da individuare; si resta tuttavia nei pressi del filo di cresta fino a degli affioramenti rocciosi, qui si scende sul versante sud seguendo la traccia che 2100 m circa torna ad essere più marcata. Un traverso a mezza costa riporta poi sulla dorsale, che ora diventa meno ripida e più comoda. Si raggiunge il Colletto Souiran, dal quale a sinistra (cartelli indicatori) si stacca una traccia che taglia tutto il versante Est della montagna, in leggera ascesa, raggiungendo il Piano Friera, dove ci si ricollega con il percorso dell’andata. Ovviamente questa variante è percorribile anche in salita, scendendo poi dalla via classica. E’ però da evitare con neve”.

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