Ma quando fu scalato per la prima volta il Monviso?
Un’indagine accurata del Museo Nazionale della Montagna sugli eventi storici che hanno preceduto la prima ascensione ufficiale del Monviso nel 1861
di Mario Bocchio
Monviso ascensioni dimenticate: è un’indagine accurata del Museo Nazionale della Montagna sugli eventi storici che hanno preceduto la prima ascensione ufficiale del Monviso nel 1861.
Il “Re di pietra” con i suoi 3481 metri d’altezza è la cima più elevata delle Alpi Cozie, una silhouette piramidale ben visibile da lontano, messa in evidenza dalla mancanza di vette circostanti di altezza paragonabile. Il Monviso è da sempre una montagna in grado di esercitare un grande fascino.
La storia dell’alpinismo racconta che la prima ascensione del Monviso, avvenuta il 30 agosto 1861, reca la firma dei britannici William Mathews e Frederick Jacomb, con le guide Jean-Baptiste e Michel Croz di Chamonix, divenute francesi da pochi mesi dopo il passaggio della Savoia alla Francia.
Si è inoltre a conoscenza di alcuni tentativi precedenti, il più risoluto dei quali sembra essere stato quello avvenuto il 24 agosto 1834 ad opera del geometra saluzzese Domenico Ansaldi, spintosi sino a quota 3700 e poi respinto dal sopraggiungere della nebbia e da un passaggio da lui giudicato insuperabile.
Di recente, però, un gruppo di ricercatori di nazionalità francese e italiana sono giunti alla conclusione che la prima ascensione del Monviso debba essere retrodatata al secolo precedente.
Oliver Joseph e Paul Billon-Grand, storici di Vallouise insieme a Eugenio
Garoglio e Fabrizio Zannoni, collaboratori dell’Università di Torino e del Centro Studi e Ricerche Storiche sull’Architettura Militare del Piemonte, e al cartografo Alexandre Nicolas,avrebbero individuato la prova che il “Re di pietra” è stato scalato addirittura nel 1751, nel corso di una campagna di rilevamento dei territori del Delfinato organizzata dallo Stato Maggiore francese. I ricercatori sostengono inoltre che nell’occasione la cima del Monviso potrebbe essere stata scalata per ben due volte: in un primo tempo dagli addetti al trasporto dei segnali necessari alle triangolazioni, e successivamente dai topografi.
Esiste dunque una fondata possibilità che la storia della montagna debba essere modificata? Di certo l’esistenza del Monviso sembra perdersi nella notte dei tempi. Stando alle ricerche di Giorgio e Laura Aliprandi, autori di una monumentale opera in due volumi sulla cartografia alpina (Le grandi Alpi nella cartografia, 2005 e 2007), la presenza del Viso è già visibile sulla prima carta d’Italia a stampa, datata 1482. Un vero record, se si pensa che la prima citazione del Monte Rosa su una carta risale solo al 1620 e quella del Monte Bianco al 1787. Nella loro summa cartografica sul Monviso, gli Aliprandi raccontano anche l’esplorazione condotta dal gruppo guidato dall’abate milanese Valerio Castiglione nel 1627, interessato alla visita del Buco di Viso ma anche alla misurazione dell’altitudine della cima più elevata delle Alpi Cozie. Nel 1862 Bartolomeo Peyrot fu il primo italiano a raggiungere la vetta del Monviso. Ora un film ricorda la storia di questo montanaro di Borgo Pellice, che aveva accompagnato come portatore l’inglese Francis Fox Tuckett e le sue guide Michel Croz e Peter Perren, nella seconda salita assoluta della montagna.
La prima spedizione completamente italiana a raggiungere la vetta fu quella del ministro biellese Quintino Sella nel 1863. La spedizione avrebbe dovuto avvalersi della guida proprio di Peyrot, già pratico della via, che però rinunciò sembra perché “traumatizzato” dall’esperienza dell’anno precedente. La cordata nazionale di alpinisti, che oltre a Sella comprendeva i nobili verzuolesi Paolo e Giacinto Ballada di Saint-Robert e il deputato calabrese Giovanni Barracco, si avviò quindi accompagnata dalle tre guide alpine locali Raimondo Gertoux, Giuseppe Bouduin e Giovan Battista Abbà che però non conoscevano l’itinerario, guidati solo dalla relazione di Mathews. L’impresa, sicuramente notevole per l’epoca, fu un’abile mossa politica propagandistica di Sella volta a celebrare, anche attraverso la composizione “eterogenea” della cordata, l’Unità d’Italia appena raggiunta (1861). Sulla scia dell’immenso entusiasmo che aveva accompagnato la riuscita della scalata al Monviso Sella fondò a Torino il Club Alpino Italiano, la più vasta associazione di alpinisti italiani. Alessandra Boarelli, di Verzuolo, fu la prima donna che riuscì a scalare il Monviso (1864). La squadra era composta anche dalla sedicenne Cecilia Fillia di Sanfront e da tre uomini, tra i quali il vicario di Casteldelfino. Si noti che già l’anno precedente una spedizione cui partecipava la Boarelli aveva tentato la salita al Monviso, prima ancora di Quintino Sella, ma aveva dovuto ritirarsi per il maltempo.
La prima ascensione invernale fu effettuata il 22 gennaio 1878 dall’alpinista Leopoldo Barale con le guide di Balme Giuseppe e Antonio Castagneri e Antonio Bogiatto. La prima ascensione della parete nord-ovest fu effettuata il 12 agosto 1879 dai francesi Paul Guillemin e André Salvador de Quatrefages, con le guide Giraud Lezin e Émile Pic. La prima via su ghiaccio fu quella sulla parete nord dall’americano W.A.B. Coolidge, con le guide Christian e Ulrich Almer, il 28 luglio 1881. Il ghiacciaio salito dalla squadra prese successivamente il nome del suo capo spedizione: ghiacciaio Coolidge.
Molti alpinisti importanti aprirono nuove vie sul Monviso; tra questi ricordiamo Guido Rey (parete est, 1887; parete nord-est, 1898), Ubaldo Valbusa (cresta est, 1902; cresta sud-est, 1903), Aldo Bonacossa e Vitale Bramani (parete ovest, 1931), Giuseppe Gagliardone (parete est del torrione di Saint-Robert, 1941), Vitale Giacoletti (diretta alla nord-est, 1955), Gian Carlo Grassi (diverse vie su Monviso e Viso di Vallanta tra gli anni settanta e ottanta). Molte delle imprese tra il 1890 e il 1930 furono accompagnate dalle guide Claudio e Giuseppe Perotti, che realizzarono così un numero considerevole di prime ascensioni.
Nel 1898 raggiunse la vetta del Monviso anche monsignor Achille Ratti, che nel 1922 sarebbe diventato Papa col nome di Pio XI. Il famoso Duca degli Abruzzi, esploratore nonché membro di casa Savoia, realizzò la seconda salita invernale della montagna nel marzo 1897, ovviamente al seguito di una spedizione molto ben attrezzata.
fonte: Museo della Montagna