Angiolo Tommasi, “Le ultime vangate” (1892)

Mezzadro, mezzoladro, contadino

Storia di una canzone, che racconta la grama e breve vita del mezzadro e della sua famiglia

Crpiemonte
4 min readNov 11, 2020

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a cura di Mario Bocchio

L’11 novembre, giorno del calendario dedicato a San Martino, corrispondeva in molti luoghi alla scadenza dei contratti agrari, data nella quale il proprietario poteva non rinnovare e dare la disdetta alla famiglia del mezzadro. Era scelta tale data perché in genere erano stati terminati i lavori dei campi, in particolare la semina, prima del riposo invernale. Dato che il contratto prevedeva l’obbligo del mezzadro di abitare sul terreno assegnato in una casa messa a disposizione dal proprietario, il mancato rinnovo del contratto si risolveva in un vero e proprio trasloco per tutta la famiglia, che caricava le poche cose su un carretto o su un barroccio trainato dai buoi, ed era costretta ad andarsene. La famiglia del mezzadro, prima doveva seminare e poi andarsene.

Jean Francois Millet “Angelus” (1858)

Inizia così la scena iniziale del film L’albero degli zoccoli di Ermanno Olmi, con il cambio delle famiglie, quella che parte e l’altra che ne prende il posto e si guardano da lontano e di traverso. E poi, la scena si ripete alla fine del film, quando le parti si invertono.

“Fare San Martino”, la ricostruzione della partenza del trasloco con il carro

Le cause delle disdette potevano essere molteplici, da qualche figlio che partiva militare e quindi il padrone riteneva che non ci fossero più braccia sufficienti a lavorare la terra, oppure una qualche mancanza commessa dal mezzadro, secondo il proprietario, come nel film di Olmi è il ciocco di legno tagliato senza permesso per fare gli zoccoli alla propria figlia, restata scalza. Oppure, potevano essere anche motivi politici o sindacali: qualcuno che si dava troppo da fare per “sobillare” gli altri mezzadri. Nei periodi di sciopero e di mobilitazione arrivavano disdette in massa per intimorire e spaccare il fronte, e allora lo scontro politico si faceva ancora più duro.

Non era un grande giorno “fare San Martino”, come si diceva. A questa giornata è stata dedicata una canzone specifica, intitolata Mezzadro, mezzoladro, contadino (testo di Tullio Bugari, musica di Silvano Staffolani). Mezzoladro, come veniva chiamato per denigrarlo, ma costretto a rubacchiare suo malgrado, come il legno per gli zoccoli.

Il libro di Tullio Bugari

Oppure, in alcuni casi invogliato a rubacchiare sistematicamente, come una sorta di forma di lotta o di resistenza. E i proprietari magari a loro volta si rifacevano ampiamente rubacchiando sui conti non chiari, e infatti una delle rivendicazioni importanti nel dopoguerra riguardava anche la corretta tenuta dei libretti colonici.

Tullio Bugari e Silvano Staffolani

Nel libro L’erba dagli zoccoli (autore lo stesso Tullio Bulgari) è dedicato ai mezzadri un racconto nel quale mescolo anche altre storie, quelle del curandero, per ricostruire le fasi delle lotte mezzadrili nel dopoguerra e insieme dedicare attenzione ad un rapporto più vero con la terra, le coltivazioni, le erbe, il rapporto con la magia della natura, che allora spesso, purtroppo, era negato e sostituito con dure condizioni di vita e di lavoro. A cui il mezzadro o il contadino reagiva, in tanti modi. Nella canzone reagisce alla disdetta nel modo del contadino di Ho visto un re.

In Il curandero, nella finzione narrativa l’autore mtte in scena sé stesso quando da ragazzo, all’inizio degli anni Settanta, prendeva il treno per andare all’università, e sul treno incontrava questi vecchi avvolti nei mantelli neri, che con le loro borse di legno squadrate andavano a vendere le uova le uova in città. Li incontrava in quelle mattine d’inverno, con il treno dentro la nebbia, oppure che sfrecciava nei cieli azzurri e rosa delle albe quando era sereno, li incontrava senza rendersi conto che erano loro i reduci di quelle battaglie.

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