Nello studio di Giuseppe Pellizza da Volpedo
Non c’è modo di cogliere la poetica di un artista se non si ha accesso al suo ambiente di vita
di Mario Bocchio
Poco più di centoventi chilometri da Torino. Ci vuole meno di un’ora di macchina da Milano per raggiungere Volpedo, in provincia di Alessandria, esattamente nel Tortonese in Val Curone al confine con la Lombardia, ma i turisti internazionali e gli amanti dell’arte non sembrano aver ancora scoperto del tutto questa zona, ricca di monumenti storici, con dolci vigneti e ovviamente le famosissime pesche…
A Volpedo ebbe il suo studio un grande maestro dell’arte dell’Ottocento italiano come Giuseppe Pellizza, conservato fino ad oggi con sensibilità grazie al lavoro di un’associazione di volontari.
Dalle eleganti pareti marroni della “terra di Siena”, tipiche delle botteghe degli artisti dell’epoca, alle serie di riproduzioni dei maestri del Rinascimento italiano che acquistò personalmente per sé, tutto è stato mantenuto come quando vi lavorò il pittore.
La sua collezione personale di libri merita sicuramente un’attenzione particolare per familiarizzare con la sua pratica artistica. Sugli scaffali si trovano romanzi di Tolstoj, Ibsen, Zola, Dante, libri di filosofia di Marx ed Engles, o volumi d’arte, come “Le Vite” del Vasari, il “Trattato della pittura” di Leonardo, il “Trattato” di Cennino Cennini, e anche la guida alla Galleria degli Uffizi che il giovane Pellizza aveva acquistato durante i suoi soggiorni fiorentini. I suoi libri, così come i piccoli paesaggi che ha dipinto sul cavalletto che ora si trova davanti al vecchio camino, racchiudono tutti impronte essenziali per comprendere la mentalità dell’artista.
Come raramente accade in questo genere di musei - pensiamo alla villa di Pablo Picasso a Mougins - qui l’atmosfera è decisamente affidabile: tutte le opere appese alle pareti, dai ritratti dei genitori del pittore, alla piccola copia di Gli autoritratti di Raffaello Sanzio, sono originali.
Non c’è modo di cogliere la poetica di un artista se non si ha accesso al suo ambiente di vita. Non capiremmo mai cosa e come stesse dipingendo Vincent van Gogh se non abbiamo mai sentito il vento in Provenza. Così come non ci renderemmo mai mai conto che il surrealismo di Salvador Dalì è radicato nella meravigliosa villa del pittore a Port Lligat. Anche nel famoso video con Jeff Koons che parla del Baloon Dog, quello che fa la differenza è infatti lo sfondo della sua fabbrica professionale dove viene girato il video (non molto diverso da quello di Pellizza da Volpedo).
Giuseppe Pellizza da Volpedo nacque proprio a Volpedo nel 1868 da una famiglia di piccoli proprietari terrieri. Fin da bambino mostrò un talento speciale per il disegno, per questo frequentò alcune delle migliori accademie italiane.
Da Milano (all’Accademia Brera fu allievo di Francesco Hayez) a Roma, da Firenze a Bergamo, fino a Genova, il era sempre insoddisfatto degli insegnamenti che riceveva, quindi la sua formazione fu ricca di cambiamenti, ma anche di stimoli che gli permiesero di viaggiare nel nord Italia. Fino a quando non si recò a Parigi in occasione dell’Esposizione Universale del 1889.
Poi tornò a Volpedo e lì, nel suo paese natale, avviò il proprio studio, ma con l’inquietudine tipica di chi non aveva ancora trovato il proprio linguaggio artistico e la propria tecnica. A questo punto iniziò ad interessarsi alla tecnica divisionista, e iniziò a misurarsi con i grandi artisti del Divisionismo.
Nel 1891 espose le sue opere alla Triennale di Milano e iniziò ad attirare l’attenzione del pubblico. Quattro anni dopo partecipò alla prima Biennale di Venezia con i dipinti La Processione e Il Ritratto della signora Sofia Abbiati.
Nel 1901 Giuseppe Pelizza da Volpedo terminò il suo capolavoro, il dipinto a cui lavorò per diversi anni, al quale dedicò molto studio e molta fatica, Il Quarto Stato.
Proprio con questo dipinto, l’anno successivo, l’artista partecipò alla Quadriennale di Torino, ma l’opera non ottenne il riconoscimento sperato. Questo evento lo spinse a dedicarsi quasi esclusivamente alla pittura di paesaggi.
In realtà, Il Quarto Stato è il suo dipinto più famoso, diventato un’icona della lotta sociale della classe operaia. Soprattutto dopo la sua pubblicazione nel settimanale “Avanti della Domenica” nel 1905.
Giuseppe Pelizza da Volpedo si suicidò nel 1907, dopo che l’anno precedente morì di parto la moglie e poco dopo se ne andò anche il neonato.
Fonti: Comune di Volpedo; Associazione Pellizza da Volpedo