
“O u roump o u moeur !”. Le nappine verdi degli alpini del Battaglione “Intra”
Il Battaglione degli alpini Intra rappresenta, nella storia delle penne nere, il più antico Corpo di Fanteria da montagna attivo nel mondo, quasi una leggenda
di Marco Travaglini
Costituitosi nel 1908 con il nome di “Pallanza”, assunse un anno più tardi la denominazione che lo rese famoso tra gli alpini. Il Battaglione era strutturato su tre compagnie — la 7ª “Di Dio”, la 24ª “Di Corsa” e la 37ª detta “La Nobile” — a cui si aggiunse, durante la prima guerra mondiale — anche la 112ª , quella “Degli Spiriti”.

Gli organici del Battaglione “Intra” venivano reclutati tra i giovani dei paesi del Verbano, del Cusio e dell’Ossola oltre che nelle vallate a ridosso della “sponda magra” del lago Maggiore, in quella porzione di territorio lombardo che fa capo alla provincia di Varese.Durante le due guerre mondiali, come battaglioni di mobilitazione, furono “messi in campo” anche il “Valtoce” e il “Monrosa”, mentre negli anni di gelo e di fuoco della “Grande Guerra” venne costituito un battaglione sciatori, il “Pallanza”.

Quest’ultimo, prima di essere sciolto nel 1919, si distinse nella “guerra bianca”, combattendo con valore sul Montello, sul Grappa e nel gruppo dell’Adamello dove — oltre al nemico austriaco — bisognava lottare contro le tormente di neve, le valanghe, l’inedia e i rischi dell’assideramento causati dalle rigidissime temperature che a volte toccavano i 40° sotto zero. Le sedi dov’era dislocato il Battaglione Intra erano essenzialmente tre: le caserme “Simonetta” di Intra, “Cadorna” di “Pallanza” e “Urli” di Domodossola, alle quali cui si sommavano i due distaccamenti di Iselle-Trasquera, a ridosso del passo del Sempione, e del Montorfano, tra il lago di Mergozzo e il Verbano.

La nappina che distingueva gli alpini dell’Intra era verde e il loro “motto” era già un programma: “O u roump o u moeur !”, “O rompo, o muoio”. L’Intra , dopo aver preso parte a numerose battaglie e operazioni in alta quota durante la prima guerra mondiale, cessate le ostilità venne inviato in Albania unitamente ad una forza multinazionale.

In tempo di pace, per le periodiche esercitazioni, le marce, i campi estivi e invernali, gli alpini dell’Intra erano impegnati sulle montagne e sui sentieri di casa, nelle valli dell’Ossola e del Verbano.

Il Battaglione prese parte anche alla campagna in Africa Orientale, inquadrato nell’11° Reggimento Alpini, distinguendosi nella battaglia del lago Ascianghi dove cadde tra gli altri anche Attilio Bagnolini di Villadossola, medaglia d’oro al valor militare. Nell’ultimo conflitto mondiale l’Intra operò sul fronte francese, passando poi nel 1941 su quello greco-albanese e , nel gennaio del 1942, in Jugoslavia. L’armistizio dell’8 settembre 1943 colse gli Alpini dell’Intra in Montenegro e la scelta su immediata: già all’indomani, nella mattina di giovedì 9 , la sesta batteria sparò i primi colpi contro la 118° divisione tedesca che tentava di avanzare su Nikšić, la seconda città del Montenegro. Iiniziò così la lotta antinazista degli alpini ,in un primo momento autonomamente e in seguito a fianco dell’Esercito popolare di liberazione Jugoslavo di Tito, inquadrati nella IV Brigata della “Divisione Garibaldi”. In Bosnia e Montenegro, alpini e artiglieri, alla guida del capitano Zavattaro Ardizzi (che, in seguito, divenne uno stimato e benvoluto Generale di Corpo d’Armata) , parteciparono a numerose battaglie, liberando le città di Cetinje, Danilovgrad, Podgorica.

In quei quindici mesi di dura lotta partigiana, fianco a fianco con tanti altri soldati italiani e ai vecchi “nemici” di ieri, gli uomini dell’Intra seppero riscattare lonore dell’Italia che usciva dalla dittaturacontro gli ex alleati tedeschi, contribuendo a gettare le fondamenta di quello che diventò poi il nuovo esercito italiano. A guerra finita, il Battaglione “Intra”, a quel tempo inquadrato nel 4° Reggimento Alpini della Divisione “Taurinense”, non venne più ricostituito, restando così nei ricordi di coloro che ne fecero parte, in pace come in guerra.