Paolo Pio Perazzo, il “ferroviere santo”
Laico, lavora alla stazione torinese di Porta Nuova e s’impegna nel sociale ovunque ci sia una buona causa da promuovere
di Carlo Tagliani
Un’esistenza ordinaria, apparentemente priva di “effetti speciali”, ma straordinariamente ricca di amore verso Dio e verso il prossimo. È quella di Paolo Pio Perazzo che, attraverso l’impegno nel lavoro e nelle associazioni di promozione umana e cristiana, ha testimoniato la fede facendo della propria vita un capolavoro.
Nasce a Nizza Monferrato (At) il 5 luglio 1846 in una famiglia di umili origini. Dopo gli studi ginnasiali sotto la guida dello zio, don Carlo, professore a Pinerolo (To), nel 1862, a 16 anni, viene assunto come bigliettaio dalle Ferrovie del Regno Sardo, destinate a diventare, dopo l’Unità d’Italia, le Ferrovie dello Stato.
Dalla stazione di Pinerolo viene trasferito, nel 1867, a quella torinese di Porta Nuova, dove rimane fino al 1908. La capacità, la serietà e la dedizione con cui svolge le proprie mansioni gli attirano l’attenzione dei superiori, che gli affidano incarichi di responsabilità come la redazione di diversi regolamenti interni. La sua posizione lavorativa, però, non migliora di pari passo con la complessità delle mansioni che gli vengono assegnate e deve accontentarsi della modesta qualifica di capoufficio: una sorta di mobbing per le sue convinzioni religiose e l’aperta avversione alla massoneria, che in quel tempo conta molti sostenitori tra i ferrovieri. Una discriminazione che non modifica in Paolo Pio la fedeltà ai doveri quotidiani.
Nel tempo libero frequenta con assiduità associazioni impegnate nella promozione dei valori umani e cristiani: nel 1871 entra nel Circolo della gioventù cattolica Beato Valfrè, cui propone di dare il via ad attività quali l’Opera delle biblioteche circolanti, gli Oratori per catechizzare i fanciulli e la Società degli operai cattolici. Dal 1874 fa parte della Conferenza di San Vincenzo per mettersi al servizio dei poveri, il 19 marzo dell’anno seguente entra nella Fraternità dell’Ordine terziario francescano attiva presso la chiesa di San Tommaso, a Torino, e nel 1885 viene eletto ministro della Fraternità.
Convinto del potere della “buona stampa” per provare a leggere da una prospettiva cristiana i problemi e le sfide del tempo, redige diversi articoli per “L’unità cattolica” e “L’emporio popolare”. Nel 1874 fonda, con don Leonardo Murialdo, le testate “L’indicatore del popolo” e “La voce dell’operaio”, che diventerà “La voce del popolo”.
Oltre alla già notevole mole di impegni, la sua integrità e affidabilità gli vedono attribuire numerose cariche, tra cui quelle di vicepresidente del Comitato promotore delle unioni cattoliche per gli operai e di componente del consiglio generale dell’Associazione di mutuo soccorso “La benefica”. Dà inoltre vita all’Associazione dell’Adorazione universale quotidiana perpetua che - approvata nel 1892 dall’arcivescovo di Torino come Confraternita - con il beneplacito dei papi Leone XIII e Pio X si estende in numerose Diocesi anche fuori dai confini nazionali.
Nel 1908 - dopo quarantasette anni trascorsi alle Ferrovie - decide di denunciare le umiliazioni subite. Per tutta risposta viene collocato in pensionamento anticipato con un preavviso di appena due giorni. Due anni dopo, nel febbraio 1910, con un gruppo di ferrovieri fiorentini stampa la rivista cattolica “Direttissimo” e nell’ottobre del medesimo anno, grazie anche al suo instancabile impegno, nasce il sindacato nazionale dei ferrovieri cattolici italiani.
Nel 1911, durante un viaggio a Roma per ottenere da papa Pio X l’approvazione degli statuti dell’Arciconfraternita dell’Adorazione, viene morso da un cane e contrae la rabbia. Le cure si rivelano inefficaci e Paolo Pio muore a Torino il 22 novembre 1911.
Il suo corpo riposa nella chiesa di San Tommaso Apostolo, in via Monte di pietà 11, a Torino. Nel 1998 è proclamato “venerabile” da papa Giovanni Paolo II.
La foto di Paolo Pio Perazzo è praticamente l’unica usata da tutti coloro che ne parlano
La foto di Porta Nuova nel 1881 è tratta da Wikipedia
La veduta della chiesa di San Tommaso a fine Ottocento è tratta da Wikipedia e appartiene a Torino Musei