“Passi stracciati” a teatro

Passi stracciati, squarcio su un paese che non c’è più

E’ nelle librerie “Passi stracciati” ( pubblicato dalla casa editrice torinese Voglino), il libro nel quale Erri De Luca racconta l’incontro con i reclusi di un ospedale psichiatrico in Bosnia

Crpiemonte
3 min readNov 18, 2019

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di Marco Travaglini

Il testo, un vero e proprio romanzo poetico, è accompagnato dalle foto in bianco e nero di Claudio Massarente che “restituiscono l’abbandono di un popolo lasciato a se stesso”. Uno squarcio duro su un paese che scompariva dopo la dissoluzione della ex Jugoslavia e l’incedere drammatico del conflitto che l’insanguinò nella prima metà degli anni ’90.

Erri De Luca

Eravamo troppo pochi per diventare lago e troppi per essere inghiottiti dalla terra”, diceva lo scrittore Mehmed Mesa Selimovic,bosniaco d’origine musulmana. L’incontro coi reclusi dell’ospedale psichiatrico bosniaco, dove la pazzia risultava essere più “normale” della guerra che si stava combattendo, si accompagnava ai gesti di solidarietà verso la gente che soffrivano, verso quel paese al quale la comunità internazionale aveva riservato una colpevole indifferenza che sfociò in silenziosa complicità con violenti e assassini. Una vicenda che annunciava come il dopoguerra sarebbe stato altrettanto duro quanto la guerra stessa.

La copertina del libro

Dal testo è stato poi tratto l’omonimo spettacolo di Assemblea Teatro, storica compagnia teatrale che opera a Torino dal 1967 e che da oltre cinquant’anni realizza importanti iniziative producendo spettacoli che porta con successo in Europa e nel mondo con significativi riconoscimenti. Scrive Renzo Sicco, scrittore, regista e direttore artistico della compagnia teatrale torinese: “Ci impressionò:c’erano dentro guerra, dolore, violenza e amore. Decidemmo un allestimento per voce e percussioni, una batteria per simulare mitragliatrici e bombe. Un’assordante continua esplosione contro una voce flebile,che però diventa superiore perché la forza è motivata dall’amore”. “Passi stracciati” è una riflessione sull’assenza della comunità internazionale nella “guerra fredda” compensata, solo in parte, dal volontariato di tanti che, come Erri De Luca (a quel tempo autista di camion per il trasporto di viveri e medicinali), si prodigarono a garantire aiuti umanitari. Resta indelebile la terribile testimonianza di dolcezza della protagonista, Glazba. La ragazza, con la sua lucida follia, cancella la sua precedente identità ( Sjenka, “ombra”) e diventa “Glazba”, parola che in superficie appare dura ma dal significato dolce che, tradotta, equivale, a “musica”.

Renzo Sicco

La pazzia permette a lei di intravedere ancora un gesto possibile d’amore, negato invece nella realtà vissuta tutt’attorno e descritta con terribile efficacia dalle fotografie scattate nei luoghi in cui è ambientata la storia nel periodo immediatamente successivo alla guerra. Una lezione poetica contro i conflitti, i muri che vengono eretti, il nazionalismo esasperato al punto da generare odio e violenza. Una buona lettura utile per riflettere sul recente passato e — per dirla con le parole di Predrag Matvejević, indimenticabile e finissimo intellettuale balcanico — riflettere sul recente passato per capire il presente e pensare al futuro, “poiché un popolo non esiste senza la sua memoria”.

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