Piemonte, la crescita e la ritirata dei ghiacciai
I ghiacciai piemontesi sono in ritirata. E non solo da quando si parla di cambiamento climatico, la riduzione delle loro dimensioni è ormai secolare. Tra le cause, dicono gli esperti, ci sono senz’altro la diminuzione delle precipitazioni nevose e un generale innalzamento della temperatura.
I nostri maggiori ghiacciai si trovano nelle Alpi Cozie e nelle Alpi Pennine: tra i più noti ci sono il Ghiacciaio del Monte Rosa, il Ghiacciaio del Gran Paradiso e il Ghiacciaio del Monviso. Questi ghiacciai rappresentano riserve d’acqua dolce per l’ecosistema e per l’approvvigionamento idrico delle vallate circostanti.
Secondo i dati raccolti dal Comitato Glaciologico Italiano, i ghiacciai delle Alpi Occidentali hanno perso in media il 30% del loro volume negli ultimi 50 anni. La fusione dei ghiacciai è particolarmente evidente durante le estati più calde, quando la neve accumulata durante l’inverno non è sufficiente a compensare la perdita di ghiaccio.
Formazione e Crescita dei Ghiacciai nei Secoli
Per completezza d’informazione, è bene ricordare comunque che secondo studi storici e geologici, intorno all’anno Mille, i ghiacciai piemontesi erano notevolmente inferiori rispetto a oggi. Durante il periodo caldo medievale (circa 950–1250 d.C.), le temperature erano relativamente alte e ciò ha portato a una riduzione significativa della massa glaciale. I ghiacciai piemontesi erano molto più piccoli rispetto alle dimensioni attuali. Dopo il periodo caldo medievale, si è verificata una fase di raffreddamento climatico nota come la Piccola Era Glaciale (circa 1300–1850 d.C.). Durante questo periodo, i ghiacciai piemontesi si sono espansi significativamente. Le temperature più basse e le abbondanti nevicate hanno contribuito alla crescita e all’estensione dei ghiacciai. Questo processo ha raggiunto il suo apice alla fine del 1700, quando i ghiacciai piemontesi hanno toccato le loro dimensioni massime documentate.
Durante la Piccola Era Glaciale, i ghiacciai non solo hanno aumentato la loro estensione, ma anche il loro volume, raggiungendo valli e fondovalle che oggi non sono più ricoperti di ghiaccio. Le testimonianze storiche e i segni geologici, come le morene glaciali, indicano che molti ghiacciai hanno raggiunto il loro massimo storico durante questo periodo.
Ritiro dei Ghiacciai
Nell’ultimo secolo, tuttavia, il ritiro dei ghiacciai piemontesi è un fenomeno documentato sin dal diciannovesimo secolo, ma risulta accelerato, anche perché meglio e più puntualmente monitorato, negli ultimi decenni. Le temperature medie globali sono aumentate, portando a stagioni estive più lunghe e più calde. Questo ha determinato una fusione più rapida del ghiaccio, riducendo la massa glaciale.
Il Ghiacciaio del Monte Rosa è uno dei più grandi delle Alpi italiane. Situato nel massiccio del Monte Rosa, è monitorato costantemente per valutare le variazioni di volume e estensione. Negli ultimi 20 anni, il ghiacciaio ha perso circa il 25% della sua superficie. Dal 2000 al 2020, la sua lunghezza è diminuita di circa 1,5 km e il suo volume si è ridotto di oltre 200 milioni di metri cubi.
Il Ghiacciaio del Gran Paradiso, situato nel Parco Nazionale del Gran Paradiso, è uno dei più studiati in Italia. Dal 1970 ad oggi, ha registrato una perdita di superficie del 40%. La sua lunghezza è diminuita di circa 800 metri negli ultimi 50 anni. Gli studi più recenti indicano una riduzione di spessore di circa 30 metri nella parte inferiore del ghiacciaio.
Il Ghiacciaio del Monviso, situato nelle Alpi Cozie, è un altro esempio significativo di ritiro glaciale. Negli ultimi 50 anni, la sua superficie si è ridotta del 35%. La lunghezza del ghiacciaio è diminuita di circa 1 km dal 1950 ad oggi. Inoltre, il volume complessivo del ghiacciaio si è ridotto di oltre 100 milioni di metri cubi.
Situato al confine tra Piemonte e Svizzera, il Ghiacciaio del Basodino ha subito una riduzione significativa. Negli ultimi 30 anni ha perso circa il 30% della sua superficie e la sua lunghezza è diminuita di circa 500 metri. Gli studi indicano una perdita di volume di circa 50 milioni di metri cubi.
Una leggera inversione di Tendenza negli Ultimi Quattro Anni
Negli ultimi quattro anni, alcune ricerche e osservazioni hanno suggerito una possibile, leggera inversione di tendenza per alcuni ghiacciai alpini. Tuttavia, queste variazioni a breve termine non sono ancora sufficienti per indicare un cambiamento stabile e duraturo nella tendenza generale del ritiro glaciale, ma soltanto un piccolo rallentamento dell’erosione.
1. Ghiacciaio del Monte Rosa: Negli ultimi quattro anni, nonostante alcuni inverni con abbondanti nevicate, il ghiacciaio ha continuato a ritirarsi, anche se a un ritmo leggermente ridotto rispetto al decennio precedente. La lunghezza è diminuita di circa 100 metri dal 2020 al 2024.
2. Ghiacciaio del Gran Paradiso: Questo ghiacciaio ha mostrato una leggera stabilizzazione in termini di spessore nella parte superiore, ma la parte inferiore continua a ritirarsi. La lunghezza è diminuita di circa 50 metri negli ultimi quattro anni.
3. Ghiacciaio del Monviso: Ha continuato a ritirarsi, ma a un ritmo ridotto, con una perdita di lunghezza di circa 30 metri negli ultimi quattro anni. Il volume si è ridotto di circa 5 milioni di metri cubi in questo periodo.
4. Ghiacciaio del Basodino: Ha registrato un inverno particolarmente nevoso nel 2021, che ha rallentato temporaneamente il ritiro. Tuttavia, la tendenza generale di riduzione della lunghezza e del volume è continuata, con una perdita di circa 20 metri in lunghezza e 2 milioni di metri cubi di volume dal 2020 al 2024.
Il ritiro dei ghiacciai ha conseguenze ambientali importanti. Innanzitutto, comporta una riduzione delle risorse idriche disponibili durante i mesi estivi, poiché i ghiacciai fungono da riserve d’acqua che rilasciano gradualmente nel tempo. Inoltre, la perdita di ghiaccio influisce sulla biodiversità delle aree alpine, modificando gli habitat di molte specie animali e vegetali.
Per affrontare questi cambiamenti, sono in corso numerosi programmi di monitoraggio e ricerca. Le università e gli enti di ricerca italiani collaborano per raccogliere dati sui ghiacciai e prevedere future variazioni. Inoltre, ci sono iniziative di sensibilizzazione per educare il pubblico sull’importanza dei ghiacciai e sui modi per ridurre l’impatto umano sul clima.
Le prospettive per i ghiacciai piemontesi non sono incoraggianti. Se le attuali tendenze climatiche continueranno, molti ghiacciai potrebbero scomparire completamente entro la fine del secolo.
Giovanni Monaco (Ufficio stampa Consiglio regionale del Piemonte)