Le giraffe allo zoo di Torino

Quando a Torino c’era lo zoo

Nel 1955 venne inaugurato il giardino zoologico nel Parco Michelotti, che chiuse i battenti nel 1987

Crpiemonte
5 min readAug 11, 2023

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C’era una volta a Torino uno zoo. Si trovava lungo le rive del Po, subito dopo la Gran Madre, in pieno centro. Esattamente dove ora si trova il Parco Michelotti, che ancora conserva alcune delle strutture originali del giardino zoologico.

Lo spazio delle giraffe, quello dell’orso polare, la casa della tigre, sono ancora visibili, sebbene destinati negli anni a vari utilizzi.

L’attrazione dell’elefante

Lo zoo di Torino venne aperto il 20 ottobre 1955 e chiuso il 31 marzo 1987. Era uno zoo tradizionale, con animali chiusi in gabbie e in spazi spesso molto angusti. Uno zoo che ora non sarebbe più accettato.

“Le zampe penzolano giù dal tavolaccio. Bambini sbrodolati del gelato della domenica la indicano e fanno domane (‘le piacerà il cioccolato, mamma? Perché non si muove?’) Qualcuno le getta pezzi di pizza. E la pantera nera posa gli occhi su quel campione d’umanità con lo sguardo d’un impiegato statale annoiato. Snaturato nel cemento dietro le sbarre, quel che resta della belva sbadiglia. Meglio immaginare che non pensi. Ma se pensasse, cosa direbbe delle ultime polemiche sullo zoo di Torino?”, scrisse su La Stampa di lunedì 14 luglio 1986 la giornalista Eva Ferrero. Fu un anno dopo, nel marzo del 1987, che chiuse definitivamente lo zoo del capoluogo piemontese.

I bambini e la vendita dei dolciumi

“Duemila firme per chiuderlo. Una formale richiesta è stata inviata al sindaco da parte dell’Associazione radicale ecologista affinché il contratto di gestione del giardino zoologico, affidata a una società privata, non venga rinnovato alla scadenza del 31 dicembre. Contemporaneamente si chiede che sia avviata la procedura per smantellare l’attuale struttura”, si può leggere su La Stampa dell’8 luglio 1985. All’epoca si parlava di rinnovo, di ristrutturazione totale, trasferimento e abolizione; oggi, però, in quei suoi tre ettari di superficie, tutto rimane invariato; dalla vasca degli orsi al rettilario, c’è ancora tutto. Tranne gli animali, quelli no, fortunatamente, ma la struttura è ancora lì, anche se più vecchia, certamente più spoglia, e sicuramente più degradata. Lo zoo del Parco Michelotti sembra quasi guardarci, testimone silenzioso di un passato che molti hanno dimenticato, un relitto di un’epoca in cui molte cose erano diverse e tante altre venivano percepite differentemente; in cui le pantere “meglio immaginare che non pensino!”, quando le guardavamo mentre mangiavamo il gelato.

Leoni, tigri e ghepardi

La storia del giardino zoologico di Torino si dipana nell’arco di poco più di trent’anni, dal 1955 al 1987; la sua nascita avviene proprio nel 1955, quando la Giunta comunale delibera di concedere la zona del Parco Michelotti, per trent’anni, alla Società Molinar.

Gli addetti mentre cibano un ippopotamo

“Non v’è dubbio che una delle decisioni più simpatiche e popolari prese di recente dall’amministrazione civica sia stata quella di dotare Torino d’un giardino zoologico, accettando una nota proposta privata. Così poco pittoresca è la vita contemporanea in una grande città, così tediose e monotone sono le giornate malgrado il tumulto delle cose e dei casi straordinari — anzi, proprio per questo, perché nulla v’è di più malinconico del non potersi più stupire, nel male e nel bene — , che l’idea degli elefanti e delle tigri, degli orsi e dei pitoni, delle scimmie e dei marabù sulle rive del Po, ridestò in tutti, grandi e piccini, fantasie liete, colorite di esotismo. Benvenute dunque le belve, quando giungeranno in questa nordica e nebbiosa Torino. Dove ospitarle, dove crear loro, così la dimora, l’illusione della selva, del deserto, del fiume questa scelta, il Municipio l’ha fatta”, fu questo, al tempo, il parere del soprintendente ai Monumenti e alle Belle Arti. Il 18 luglio 1955, terminata la costruzione delle gabbie, arrivano i primi “ospiti”, leoncini e scimmie. Sarà lo stesso sindaco dell’epoca, Amedeo Peyron, a fare visita al cantiere. Il 2 settembre, verrà firmato l’atto di nascita dello zoo di Torino. Per anni, lo zoo di corso Casale diventa un simbolo della città, fiore all’occhiello per gite scolastiche ed eventi “naturalistici” d’ogni tipo; all’alba del gennaio 1971, lo zoo ospita 117 mammiferi, 739 uccelli, 114 rettili e 1353 pesci su una superficie quadrata di 50.000 metri e diversi sono gli ampliamenti in progetto. Decine di migliaia di studenti in visita, ogni anno, ma anche molti, moltissimi problemi: scimmie in fuga che bombardano i passanti dagli alberi del parco, guardiani addentati da orsi e tante, troppe morti di animali la cui cura sarà spesso criticata. Certo, ci sono i progetti di ampliamento e di ammodernamento, come l’allargamento dello zoo in un moderno parco zoologico “senza sbarre” nel parco di Stupinigi, ma, anche qui, i problemi derivanti dalla mancanza dei servizi rendono impossibile stabilire un “quando” per la fine dei lavori.

Le foche e il divertimento dei visitatori

E, infine, l’epilogo; i tempi sono cambiati e una nuova sensibilità ha preso piede tra le masse: ora la pantera pensa e non si può più fare finta che non sia così. L’importazione di animali esotici ha subito severe e fortunate restrizioni, mentre la nuova sensibilità ecologica guarda con sempre più orrore e sgomento a quelle sbarre che, troppo simili a carceri, rinchiudono gli animali negli zoo. Basta curiosità, è tempo della pena; era la fine di un’epoca e l’inizio di un’altra. Il giardino zoologico della città è ormai da tempo economicamente in grave perdita e, allo scadere della convenzione con la Ditta Molinar, risulta improponibile per il Comune prendersi carico di un deficit così oneroso: il 28 marzo 1987 chiude definitivamente lo zoo. Si può leggere, su La Stampa di domenica 22 marzo, l’intervento del direttore Terni, “ricordo quando, il 20 ottobre 1955, i giornali con orgoglio lo chiamavano la città zoologica e lodavano il progetto avveniristico dell’ingegner Gabriele Manfredi”. Chiusi i cancelli per l’ultima volta, la storia di questo luogo si interrompe; la giraffa sarà l’ultima a lasciare il parco, ma noi ancora ce lo ricordiamo: quando a Torino, un tempo, c’erano le tigri in gabbia.

Fonti: Mirco Spadaro, Torino e lo zoo di Parco Michelotti: la fine di un’epoca, l’inizio di un’altra: Gabriele Farina, Come era lo zoo di Torino al parco Michelotti

Fotografie: archivio Enzo Contini

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