Gigi Proietti nei panni di Sandokan

Quando Gigi Proetti fu Sandokan

Interpretò il ruolo dell’eroe salgariano prima di Kabir Bedi, lavorando per la Rai di Torino

Crpiemonte
3 min readNov 2, 2020

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di Mario Bocchio

Attore poliedrico che spaziava dal teatro, cinema e tv, regista, doppiatore, direttore artistico, cantante e grande affabulatore capace di rendere vera con la voce e il corpo anche la più grande illusione (“più sono bravo a fingere, più il pubblico è bravo a credere alla finzione”): questo è stato Gigi Proietti. E così lo ricorderemo. Nel corso della sua carriera aveva anche lavorato per la Rai di Torino. Non solo Mandrake in Febbre da cavallo, non solo il Maresciallo Rocca, solo per citare due personaggi che ha interpretato, ma Proietti è stato anche Sandokan.

Un espressivo sguardo di Sandokan-Proietti

Dopo cinque anni di ostracismo televisivo dovuti al tonfo storico del Circolo Pickwick (1968), Ugo Gregoretti venne invitato a ridurre per la tivù dei ragazzi Le tigri di Mompracem, il primo romanzo che narra le gesta di Sandokan. Con l’audacia e l’originalità che hanno sempre contraddistinto il regista romano, Gregoretti decise di raccontare anche un pò di storia spicciola, e mise in parallelo la prosa di Emilio Salgari con quella, altrettanto enfatica, delle notizie riportate dal quotidiano “La Nuova Arena” di Verona, sul quale il feuilleton venne pubblicato a puntate.

Ugo Gregoretti

Il risultato fu una trasmissione educativa ed esilarante. Gigi Proietti è Sandokan, con tanto di turbante, e dà un saggio strepitoso delle sue capacità mimiche tentando di seguire le intenzioni dello scrittore, che una frase sì e una no costringe il suo protagonista a repentini ed impossibili sbalzi d’umore, a grida che non hanno nulla di umano, ad espressioni “maschie”. Una delle cose migliori che abbia fatto in televisione. La produzione fu della Rai di Torino, al fianco di Proietti lavorarono Toni Dimitri (nel ruolo di Yanez) e Carlo Hintermann.

È una delle opere facenti parte del “ciclo indo-malese” di Salgari, con protagonista Sandokan, il pirata soprannominato “La Tigre”.

“Di statura alta, slanciata, dalla muscolatura potente, dai lineamenti energici, maschi, fieri e d’una bellezza strana. Lunghi capelli gli cadono sugli omeri: una barba nerissima gli incornicia il volto leggermente abbronzato. (…) due occhi nerissimi, d’un fulgore che affascina, che brucia, che fa chinare qualsiasi altro sguardo”. Sono passati 137 anni da quando Salgari (che morì a Torino nel 1911) descrisse per la prima volta Sandokan ne Le tigri di Mompracem. Anni in cui non è stato solo un eroe di carta per ragazzi, ma di volta in volta ha interpretato bisogni e desideri diversi a seconda del periodo. Tutti noi, almeno una volta, ci siamo sentiti “tigrotti” nella vita, fosse solo a dieci anni in cortile, impugando il kriss.

Proietti disegnato nel ruolo dell’eroe salgariano

Con Gregoretti Proietti ha lavorato anche ne Il Circolo Pickwick (1968), Sabato sera dalle nove alle dieci (1973), Caro Petrolini (1979), Il Bugiardo (1980). Tra i suoi spettacoli rimasti nella storia A me gli occhi, please! (1976), riportato in scena nel 1993, nel 1996 e nel 2000 in una memorabile performance allo Stadio Olimpico della sua città natale, Roma. Fu un esperimento unico di contaminazione fra teatro colto e teatro popolare. Quando, nel 1977, Eduardo De Filippo lo vide, ne rimase folgorato. Andò a salutarlo in camerino, una roulotte, congratulandosi: “Bravo!”. E da lì nacque una simpatia e una solidarietà professionale che il mattatore romano avrebbe ricordato per tutta la vita, anche dopo la morte del grande drammaturgo partenopeo.

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