Sandro Pertini e Paolo Rossi

Quell’estate Paolo Rossi divenne Pablito. E l’Italia impazzì

La sua è stata l’unica occasione che ha unito davvero tutti

Crpiemonte
3 min readDec 10, 2020

--

di Mario Bocchio

Il miglior mondiale della nostra vita? Per noi non ci sono dubbi, quello del 1982 in Spagna. Un mondiale magico, impossibile da dimenticare. Oggi tutto è cambiato, forse la voglia di sognare ancora c’è, ma per farlo, bisogna fare un salto nel passato e ricordare quei momenti, di gioia, di festa, di uno calcio che, forse, oggi, non esiste più. Il Mundial di Spagna dell’82 è, forse, quello che più di tutti è rimasto nel cuore degli italiani.

Tutta l’Italia scese in strada

Quel mondiale è avvolto da un qualcosa di magico. Perché? Perché i protagonisti, le storie, le partite, i gesti di quel mondiale sono di una tale intensità, sportiva, agonistica ed umana, che inevitabilmente poi quel che ne consegue è il ricordo di un mondiale tecnicamente di alto livello, ma infilato dentro ad una atmosfera fantastica, unica, forse irripetibile. Ma sia chiaro che dietro ogni magia c’è moltissimo lavoro e tanto talento. E un mago. Che si chiamava Enzo Bearzot.

Italia-Brasile, la sfida che ha trasformato Paolo Rossi in un mito

Un mondiale irripetibile. Un’Italia diversa, un calcio diverso. Forse, erano diversi anche gli italiani. Cosa è cambiato e perché? Oggi è cambiato tutto. È un altro calcio, che non vuol dire necessariamente meno bello. Diverso. Meno romantico e meno umano, senza alcun dubbio. Il nostro ricordo più forte è l’emozione condivisa con i nostri amici (quelli delle interminabili partite nel cortile) della visione di quell’Italia-Brasile che ancora oggi ci fa venire i brividi. Il secondo ricordo è la folle corsa per le strade sventolando un Tricolore all’impazzata e urlando all’impazzata. C’era il sole, una gioia intensa che dava alla testa. Avevamo appena battuto il Brasile 3 a 2 e c’era un cielo azzurrissimo sopra di noi. Appunto, aria di magia.

“Rossi, Rossi, Rossi”, anche la Germania Ovest è battuta. Siamo campioni del mondo

Oggi con i social network, il mondiale è super condiviso, ogni singola partita è twittata da milioni di persone. In effetti siamo nell’epoca del calcio super-condiviso. È bello leggere tutto di tutti, anche se in effetti seguire ogni cosa diventa un po’ impegnativo. Ma la ricchezza di opinioni e sentimenti su Twitter e su Facebook è una bella risorsa, da non sprecare. Magari invece qualche giocatore farebbe bene ad usare i social in modo più accorto. Meglio allora il silenzio dei ragazzi dell’82. Che pensavano solo ad essere squadra. Un silenzio squarciato dall’esultanza di Marco Tardelli, diventata cult.

Marco Tardelli e quella gioia senza più confini

Letteratura e calcio, sono due mondi apparentemente lontani l’uno dall’altro. Sfatiamo questo mito? Crediamo che ci sia un rapporto stretto in realtà. Se le storie sono potenti, e piene di metafore, come è la storia di quel 1982, trovare declinazioni letterarie non è poi difficile. È più semplice per la letteratura entrare nel calcio ad esempio rispetto al cinema. Ecco allora che Paolo Rossi - da indesiderato e criticato - diventa il Pablito nazionale e finisce per fare della sublime letteratura calcistica. Senza retorica, pura sostanza.

La sfida a scopone con Sandro Pertini sul volo di ritorno

Ciao caro Pablito, è stato bello. Veramente bello. Straordinario. Hai fatto innamorare il mondo. La tua è stata l’unica occasione che ha unito davvero l’Italia.

--

--

Crpiemonte
Crpiemonte

Written by Crpiemonte

Il canale Medium ufficiale del Consiglio regionale del #Piemonte, dove raccogliamo notizie e approfondimenti.

No responses yet