Mario Soldati con l’immancabile toscano

Ricordando Mario Soldati a vent’anni dalla morte

Il 19 giugno di vent’anni fa Mario Soldati moriva a Tellaro, piccolo borgo marinaro ligure

Crpiemonte
4 min readAug 6, 2019

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di Marco Travaglini

Nato a Torino nel novembre del 1906, Soldati è stato uno dei protagonisti della cultura italiana del Novecento. Scrittore, giornalista, regista e sceneggiatore cinematografico e televisivo, ha contribuito moltissimo alla formazione del patrimonio di conoscenze e al costume italiano.

I racconti del Maresciallo

Intellettuale finissimo, regista di autentici capolavori come “Piccolo mondo antico” e “Malombra”, autore di romanzi come “America primo amore”, “Le lettere da Capri” (premio Strega nel 1954), “I racconti del maresciallo”, “La sposa americana” e di reportage famosi come “Viaggio lungo la valle del Po”, Soldati ha lasciato un segno indelebile con la sua poliedrica attività artistica. Lo ricorda molto bene Pier Franco Quaglieni nel suo recentissimo libro “Mario Soldati. La gioia di vivere”.

Il lago d’Orta e l’isola di San giulio dalla frazione di Corconio

Un testo, quest’ultimo, pubblicato nel ventennale della morte dello scrittore e regista torinese, aperto da un ampio saggio di Quaglieni, amico personale di Soldati e direttore del Centro Pannunzio, di cui lo scrittore fu uno dei fondatori e suo presidente per due decenni.

La camellia General Coletti

Un altro amico di Soldati, il novarese Enrico Emanuelli, grande firma de La Stampa e del Corriere della Sera, ne tratteggiò così il profilo negli anni sessanta: “Soldati è scorbutico. Dicono che spesso lo sia per posa. E’ anche legato ad umori repentini, una cosa gli va o non gli va, un po’ a capriccio. Ma dietro a questi suoi estri, vi è una natura d’uomo indipendente, acuto, pieno di difetti appunto perché ha virtù non comuni”.

Mario Soldati accanto a Pier Franco Quaglieni nel 1987

Il brevissimo racconto che segue è un piccolo omaggio alla sua memoria.

La camelia di Mario Soldati

Mario l’aveva portata da Tellaro a Corconio, dalla frazione più orientale del comune di Lerici, nello spezzino, dove aveva scelto di vivere i suoi ultimi anni, al luogo che, forse, più di altri, aveva lasciato un segno, una traccia indelebile nel suo animo, sulla collina che guarda il lago d’Orta. La “General Coletti” era una camelia bella,forte e rigogliosa, con i suoi grandi fiori doppi, a peonia, rosso ciliegia intenso chiazzato a macchie di un bianco candido, puro. L’aveva curata con le proprie mani, pazientemente, con l’attenzione necessaria che si presta ad una creatura apparentemente fragile e delicata.

Mario Soldati al Lido di Venezia negli anni ‘80

Così l’aveva portata con sè, sul lago d’Orta. Tornare in quel luogo dove aveva vissuto, con il suo più caro amico, “l’altro Mario”, un lungo momento magico, tra l’autunno del 1934 e la primavera del 1936 quando il destino li appaiò, assecondandoli nella scelta di un volontario esilio sul lago d’Orta, si era rivelata una buona idea. Anche portare in dono la camelia agli eredi delle due sorelle Rigotti, l’Angioletta e la Nitti, che all’epoca gestivano l’alberghetto dove dimorarono, era stata un’ottima e gradita intuizione. La locanda non c’era più e il suo posto era stato preso da un’abitazione privata che, però, aveva mantenuto intatta la fisionomia dello stabile.

Mario Soldati la gioia di vivere

Lì, entrambi, quasi adottati da quella famiglia, misero radici e vissero intere stagioni alloggiando in “una stanza d’angolo, la più bella e più soleggiata dell’albergo, con una finestra a nord e una a ovest”. I ricordi erano come un fiume in piena. Le lunghe chiacchierate davanti al fuoco del camino, mangiando castagne arrosto o bollite, bevendo il vino nuovo nelle ciotole, si accompagnavano alle pagine che vennero scritte, ai libri che presero forma, agli articoli e ai saggi critici che consentirono a entrambi di racimolare il necessario per poter vivere “da scrittori”.

Piccolo Mondo Antico

L’ambiente circostante si era offerto con generosità ai “due Mario”, Soldati e Bonfantini, ricompensando i loro sguardi con l’intensa bellezza del paesaggio da una sponda del lago all’altra; da Gozzano a Orta, fino ad Omegna e da lì verso Oira, Ronco, Pella e Lagna. Dal balconcino della casa di Corconio, il panorama era rimasto intatto. Mario guardava, ammirato, la camelia dai fiori color panna e fragola. Poi, chiusi gli occhi,annusando l’aria, immaginava i colori del lago. Mario dubitava di potervi tornare. L’età non consentiva grandi progetti e nemmeno di coltivare illusioni. Lo consolava il pensiero che la più bella delle sue camelie potesse rimaner lì, a dimora. Un gesto d’amore di un uomo che in quei luoghi aveva lasciato una parte del suo cuore.

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