I resti della batteria dello Chaberton

Salire sullo Chaberton è un’escursione molto piacevole

Adesso guarda da lontano i condòmini di Sestriere

Crpiemonte
3 min readJan 18, 2023

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di Mario Bocchio

Lo Chaberton adesso guarda da lontano i condòmini di Sestriere.

Il monte, 3.130 metri, tra Cesana e Claviere, oggi in territorio francese, rimane l’esempio più evidente e conosciuto dell’utilizzo di una montagna a fini bellici. Si tratta di un’immensa cordigliera calcarea con una cuspide piramidale, pareti a picco di roccia friabile, solcate da canaloni e couloir vertiginosi.

Pianta della Batteria dello Chaberton nel 1934, al termine dei lavori di costruzione

La vetta, spianata già alla fine dell’800, ospita ancora le otto torri in calcestruzzo su cui erano montati altrettanti cannoni da 149/35, in grado di sparare su Briançon. Nel 1905 fu costruita un’arditissima teleferica che collegava la fortezza a Cesana, duemila metri più in basso, mentre la strada carrozzabile che arriva alla cima fu terminata già nel 1897.

Vista dal drone

Nonostante la segretezza che all’epoca circondava l’opera, la sua funzione offensiva quando scoppiò la guerra fu zero. Le poderose bocche da fuoco spararono un paio di centinaia di colpi facendo scarsi danni oltre le dogane.

Immagine storica: le reclute sullo Chaberton

In compenso i francesi, che da tempo avevano preparato meticolosi piani di tiro, il 21 giugno 1940, con un preciso bombardamento di mortai pesanti, distrussero sei delle otto torri, mettendo fuori combattimento quello che era il vanto dell’artiglieria da fortezza del Regio Esercito.

Tra i 320 uomini della guarnigione ci furono nove morti, e cinquanta feriti, alcuni orribilmente ustionati.

Ciò che resta oggi

Oggi salire sullo Chaberton è un’escursione molto piacevole: si parte dall’abitato di Claviere, passando sul versante est, e per un sentiero che porta prima al Colle dello Chaberton a 2.761 metri, poi alla cima su ripidi tornanti, tra immani reticolati, resti di casermette, postazioni scavate nella roccia viva.

Ci vogliono tre ore abbondanti per arrivare in cima, uno spiazzo piatto e polveroso. Ci sono perfino speleologi che ogni tanto s’infilano pericolosamente nelle gallerie che portano in abissi artificiali, ormai quasi pieni di concrezioni ghiacciate, alla scoperta del misterioso universo sotterraneo, che un tempo ospitava magazzini, cucine, camerate, polveriere, cucine.

Tutto ormai è morto e sepolto nelle viscere buie e pietrose del monte. Intorno al colle, sparsi nei ghiaioni ripidi, ancora brandelli di casermaggi.

Fonte

Pier Giorgio Corino, La batteria dello Chaberton e la piazza militare di Cesana, Edizioni Morea 2006

Foto

www.montechaberton.it

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