Un Infernot

Si chiamano “infernot” i veri paradisi del vino

Viaggio nel Monferrato alla scoperta di questi luoghi sotterranei unici al mondo

Crpiemonte
4 min readFeb 18, 2022

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di Mario Bocchio

Un alveare di stanze sotterranee scavate nella terra cruda, capolavori dell’ingegneria rurale e per molte generazioni luogo ideale per conservare il vino. Stiamo parlando degli infernot.

Nel 2014 l’UNESCO ha riconosciuto la presenza di un “Valore Universale Eccezionale” in Piemonte, nei territori di Langhe, Monferrato e Roero. I motivi sono la radicata cultura del vino (questa è una regione vinicola fin dai tempi dell’antica Roma) e lo straordinario paesaggio modellato dal lavoro umano, legato alla coltivazione della vite e alla produzione del vino.

Questo sito UNESCO non corrisponde a un singolo luogo, ma è diffuso nei territori di Langhe, Monferrato e Roero e si compone di sei diverse aree:

Langa del Barolo: la zona collinare dei vigneti intorno ai paesi di Barolo, La Morra e Serralunga d’Alba.

Il Castello di Grinzane Cavour: il maniero e i vigneti del paese di Grinzane Cavour.

Le Colline di Barbaresco: le colline vitate intorno ai paesi di Barbaresco e Neive.

Nizza Monferrato e Barbera: la zona dei vigneti intorno a Nizza Monferrato.

Le Cattedrali Sotterranee: le grandi cantine dove invecchia lo spumante a Canelli.

L’interno di un Infernot

E, naturalmente, il Monferrato degli infernot: la zona dei vigneti di Barbera nei pressi di Casale e nel Monferrato Casalese, dove sono stati scavati gli infernot nelle colline.

Quindi, gli infernot sono solo cantine? Non esattamente. O meglio: non solo.

L’infernot raccoglie la cultura materiale e immateriale del Monferrato. Alla fine del 1700, quando il vino iniziò ad essere imbottigliato, molti contadini locali cominciario a scavare da soli questi locali, a una profondità di circa quattro metri sotto il terriccio, per conservare le migliori selezioni di vino in bottiglia.

Tutti gli infernot sono scavati a mano nella Pietra da Cantoni, un calcare tenero. Se si guarda da vicino la pietra possiamo scoprire conchiglie, fossili di animali e tracce d’acqua in essa.

I contadini scavarono gli infernot durante l’inverno, per diversi anni, usando solo picconi: un lavoro lento e costante che consentiva di aprire molteplici caverne sotterranee.

Gli infernot sono il risultato di una maestria quasi dimenticata, un saper fare contadino locale, la saggezza dell’esperienza di chi non possedeva una formazione specialistica in geologia o architettura ma riusciva a scavare a mano strutture solide e complesse, dell’estensione di decine di metri cubi.

La conservazione dei pregiati vini negli Infernot

I contadini hanno creato questi locali sotterranei per ottenere un ambiente con temperatura e umidità costanti: condizioni perfette per la conservazione del vino in bottiglia. Queste stanze divennero anche luoghi di ritrovo: non è raro trovare tavoli, anch’essi scolpiti nella pietra, intorno ai quali si giocava, si conversava. E, naturalmente, lì si bevevano vini deliziosi!

Gli infernot sono una tipologia costruttiva unica che si trova solo nei vigneti che circondano i paesi di Rosignano Monferrato, Cella Monte, Camagna e Vignale Monferrato, dove da secoli si coltiva il vitigno Barbera.

In questa zona si trovavano le antiche cave per l’estrazione della Pietra da Cantoni, che caratterizza l’architettura dei borghi.

Vere e proprie cattedrali scavate nella Pietra da Cantoni

L’origine della parola infernot è provenzale: significa “posto stretto”, e in piemontese suona come “piccolo inferno”, forse perché per raggiungerli spesso bisogna superare stretti corridoi sotterranei. Ma quando ci si ritrova ad ammirare bottiglie antiche nel mezzo di una stanza scavata a mano nella pietra, con un aroma simile al mosto nell’aria, diventa inevitabile pensare a qualcosa di molto più dolce.

Oggi tutti questi siti UNESCO sono sotto il controllo dell’Associazione per il Patrimonio dei Paesaggi Vitivinicoli di Langhe Roero e Monferrato con sede ad Alba.

Le visite sono gestite dall’Ecomuseo della Pietra da Cantoni a Cella Monte: negli anni l’ecomuseo continua il censimento degli infernot (attualmente sono quasi 100 quelli censiti) e ne gestisce le aperture.

Fonte e fotografie: www.ecomuseopietracantoni.it

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