Interno di una tipica pasticceria storica

Un Cri Cri amoroso

La celebre pralina torinese deve il suo nome a una storia d’amore e il suo rilancio a un matrimonio

Crpiemonte
3 min readSep 19, 2022

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di Pino Riconosciuto

Non è un cioccolatino, non è una caramella, ma per i piemontesi e gli appassionati delle praline made in Piemonte, è il Cri Cri: una nocciola piemontese, la “Tonda gentile trilobata”, tostata e ricoperta di cioccolato fondente, a sua volta costellato di piccole palline di zucchero, la mompariglia. Fino ai primi anni ’80 erano colorate, adesso sono rigorosamente bianche. Il tutto è avvolto in una carta stagnola sfrangiata ai lati e sistemata intorno al Cri Cri a forma di caramella. Un bon bon che a fasi alterne ha accompagnato la fine dell’800, la Belle epoque e i ricordi infantili di chi a Torino ha attraversato il 900.

A creare il Cri Cri fu un confettiere di Torre Pellice, Giuseppe Morè, nel 1886. Si dice che a spingerlo nella ideazione della nuova pralina sia stato l’errore di un garzone che aveva sbagliato a caramellare una nocciola. Per coprire il cattivo esito, cosa c’era di meglio di una copertura di cioccolato? Questo si racconta, anche se sicurezze storiche non ci sono. Certo che il risultato ebbe un notevole successo e il prodotto cominciò a diffondersi nel torinese.

I Cri Cri

Anche su come fu scelto il nome viene raccontata una storia che non è verificata, ma che merita di essere riportata perché intrisa dei valori amorosi dell’epoca. I quali - perché no - riscuotono ancora oggi un certo successo.

Si dice che una sartina torinese, Cristina, che confezionava abiti per le dame della Torino che contava all’epoca della Belle epoque, fosse golosa di queste praline. Così il suo fidanzato, Paolo, che l’aveva molto a cuore e cercava di trattarla come se fosse una delle gentildonne per cui Cristina lavorava, tutte le volte che la incontrava le portava un sacchetto di quei rinomati cioccolatini. Una storia che si ripeteva da tempo, tanto che la commessa della pasticceria che Paolo frequentava, quando lo vedeva, anticipava l’ordinazione e chiedeva: “Cri?”, a indicare la probabile destinataria del dolce pacchetto e quindi il carattere della richiesta. “Cri”, rispondeva Paolo. Un gioco che si perpetuava ad ogni incontro e che colpì il titolare della pasticceria che, a un certo punto, decise che le praline da allora in poi si sarebbero chiamate Cri Cri, in onore del grande amore dei due giovani, ma anche per battezzare in modo originale un prodotto conosciuto da molti, ma ancora non chiaramente identificabile.

Cri Cri aperti

Diversa, ma sempre con l’amore al centro, la storia della riscoperta e del rilancio del Cri Cri, caduto in un notevole oblìo dopo la prima guerra mondiale. Altri erano i problemi che affliggevano i piemontesi e che si protrassero, in un modo o nell’altro, fin dopo la seconda guerra mondiale.

Fu Sebastiano Garofalo, un uomo sicuramente intraprendente, a riportare alla ribalta i Cri Cri. Nel 1957 cercava un confetto originale per accompagnare il suo matrimonio con la sua amata Maria. I Cri Cri li trovò per caso da un piccolo pasticciere di via Catania. Gli piacquero talmente che non solo li offrì ai parenti e agli invitati al matrimonio, ma li trasformò in un affare: dimostrando un notevole fiuto per gli affari rilevò il piccolo laboratorio di pasticceria e riportò in auge i Cri Cri, seguito presto da altre piccole aziende che ripresero a produrle, regalando così al piccolo gioiello torinese una seconda giovinezza.

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