
Un uomo solo al comando e tutto diventa leggenda
Quello che fece Fausto Coppi nella Cuneo-Pinerolo rimane ancora oggi la più grande impresa nella storia dello sport
di Mario Bocchio
Era il 10 giugno 1949 ed il Giro d’Italia doveva affrontare la Cuneo-Pinerolo, una tappa terribile con cinque colli aspri, già entrati nel mito del ciclismo. La maglia rosa era sulle spalle di Adolfo Leoni, ma nella stupenda e difficile Bassano-Bolzano di qualche giorno prima, Coppi aveva dato un saggio delle sue straordinarie qualità andando a vincere con sette minuti di vantaggio sullo stesso Leoni, dopo aver scalato solitario il Rolle, il Pordoi ed il Gardena. Alla partenza da Cuneo, tutti si aspettavano un altro acuto dell’uomo biancoceleste di Castellania, ed il controllo degli altri era tutto per lui.

Ma il Campionissimo fu un arcangelo imprendibile e ben poco terrestre. Rintuzzò un attacco di Volpi in vista del Colle della Maddalena e s’involò in un’impresa che fece rabbrividire le penne dei giornalisti del tempo, impreziosì le fantasie ed i cuori palpitanti di un popolo.
Fu il volo di un airone, ispirato da una forza superiore che scolpì il percorso degli uomini, donando loro il segno profondo dell’ammirazione incondizionata. Coppi scalò da solo la Maddalena, il Vars, l’Izoard, il Monginevro ed il Sestriere e giunse a Pinerolo con 11'52" su Gino Bartali. Leoni finì lontanissimo, a quasi venti minuti. Con quell’impresa, Fausto portò la sua sagoma e la sua smorfia a dipingere l’affresco di un mito incancellabile.

Tutte le radio erano accese. Al microfono vi era Mario Ferretti. Il collegamento in diretta avvenne nei momenti cruciali della tappa. Ferretti esordì con la frase che diventerà letteratura: «Un uomo solo è al comando della corsa, la sua maglia è bianco-celeste, il suo nome è Fausto Coppi».