Un villaggio alpino al Valentino
Nel parco torinese sul Po nel 1911 fu costruito dal Cai un villaggio alpino in occasione dell’Esposizione internazionale. Lo chiamarono Turinetto Soprano
di Pino Riconosciuto
Avete presente il Borgo medioevale al Parco del Valentino? E’ il lascito dell’Esposizione generale italiana del 1884, quando si decise di ricostruire un borgo del 1400 e, di fronte all’enorme successo di pubblico, lo si mantenne, nonostante fosse destinato a essere smantellato, tanto da diventare oggi parte dei musei cittadini.
Erano decenni, quelli a cavallo dei due secoli, di esposizioni internazionali, in Europa e negli Stati Uniti, in cui si esponevano gli ultimi ritrovati scientifici e tecnologici e si ricostruivano luoghi non più esistenti o mai esistiti con scopi didattici, commerciali e di spettacolo.
Nel 1911, in occasione dei 50 anni dell’unità di Italia, Torino torna protagonista dell’Esposizione internazionale dell’industria e del lavoro. Tra le altre realtà esibite al Parco del Valentino con un grande successo di pubblico - lo visitarono sette milioni di persone in sei mesi - trova spazio anche un villaggio alpino ricostruito dal Cai. Ne parla Aldo Audisio sull’ultimo numero di Montagne 360, la rivista del Club alpino italiano.
Turinetto Soprano - una piccola Torino rialzata - sorse sulle sponde del Po, tra il Borgo medioevale e il Castello del Valentino. Venne costruito sul pendio tra il fiume e la Promotrice delle Belle Arti, su un’area di poco più di 700 metri quadrati. Lo progettarono gli ingegneri Chevalley e Morelli di Popolo, e doveva servire a illustrare la bellezza dell’ambiente alpino.
Il villaggio era ricostruito nei minimi particolari: dall’insegna all’ingresso che segnalava 225 abitanti e l’altitudine, m. 1250,50, fino alle scritte di protesta sui muri. La mulattiera in salita passava tra le case in pietra e i fienili in legno, la chiesetta, i negozi di alimentari, il municipio e la piazzetta intitolata a Quintino Sella, fondatore del Cai. Tutto era costruito in legno e stucco, in modo da poter essere smantellato a fine esposizione. Solo il rifugio alpino, costruito in doppia parete con struttura rinforzata, venne trasferito nel 1912 sulle Alpi marittime, al Colle di Pagarè.
Tra le case, arredate con mobili e attrezzi recuperati dalle Valli di Lanzo e dalla Valtournanche, si aggiravano personaggi in costume: la lattivendola e la merlettaria, il tornitore e il cestaio.
Il “Villaggio Alpestre”, come viene denominato in una pubblicità dell’epoca, offriva anche momenti espositivi. La stessa pubblicità li enumera: le esplorazioni di S.A.R. il Duca degli Abruzzi; dipinti di alta montagna e fotografie alpine; attrezzi e indumenti per gli alpinisti; piccole industrie di montagna; ambienti alpini; mostra delle società alpine. Alcuni pezzi delle esposizioni tematiche sono ora esposti al Museo della Montagna.
Un redattore della rivista del Cai di allora così descriveva il villaggio: “Povero è l’aspetto nell’aggrupparsi irregolare delle costruzioni meschine attorno alla piazzetta; ma nell’aspetto complessivo quelle umili casucce dalle finestre piccole e basse, dalle logge fiorite di garofani e gerani, dai rozzi dipinti di madonne e di santi, vi offrono una pura nota d’arte”.
Il villaggio fu smantellato una volta conclusa l’esposizione, il 31 ottobre. A ricordarlo al Valentino è rimasta solo la cascatella di montagna, scavata in finta roccia.