Una donna piemontese sul tetto del mondo
Ricercatrice all’estero nella vita e alpinista nel mondo per passione: così ama definirsi
di Mario Bocchio
Cristina Piolini, abita in Valle Ossola, precisamente a Premosello Chiovenda. La sua palestra in quota è stata sul Monte Rosa, dalle prime salite sulle cime minori fino a salire la Est. Nel 1992 inizia la prima esperienza in alta quota nel Pamir, e poi via fino ad arrivare nel ottobre 2005 con il primo ottomila, lo Shisha Pangma 8.013metri in Tibet, sulla cui vetta ha portato la bandiera del Piemonte.
Ricercatrice all’estero nella vita e alpinista nel mondo per passione, come ama definirsi, anche lei ha fatto propria la vetta dell’Aconcagua, ma è stata soprattutto protagonista della drammatica conquista dell’Everst, il tetto del mondo, nel settembre del 2009, quando una bufera avrebbe potuto trasformare la gioia in tragedia. Grazie all’ alpinista spagnolo Victor Izquierdo e al suo sherpa Muktu, è riuscita a scendere. Era quasi cieca.
In Nepal è entrata a far parte del laboratorio-scientifico alla Piramide di Ev-K2-Cnr di Bergamo con a capo Agostino Da Polenza come manager e assistente ai ricercatori.
Lei ha anche la quota 8.300 metri sul Lhotse in solitaria, godendo di uno spettacolo in prima visione…
Penso di essere una donna fortunata, per aver compiuto esperienze alpinistiche attorno al mondo. Ma rimango la donna di sempre, forse con un pizzico di bagaglio in più, di esperienze positive e negative, che mi aiuteranno a migliorare anche nella vita di tutti i giorni.
Cos’è per lei la montagna?
La montagna ti porta ad affrontare problematiche e emozioni forti, quasi estreme: la sopravvivenza è fondamentale. L’alpinismo è un nomadismo quotidiano … estremo. Non penso alla solitudine come vita nascosta, perché fa parte della nostra vita. Nella solitudine di una cima sicuramente ricerchi i tuoi spazi, i tuoi sogni e le tue paure. Ma anche in un campo base affollato non significa che devi negarti i tuoi spazi.
Si sente appagata?
Salire in alto con tutti i suoi fattori, le fatiche, il freddo, le paure e le emozioni fanno parte del gioco duro della montagna. Poi ti chiedi il perché di tutto questo. Ti guardi attorno e non ci sono parole per descrivere ciò che vedi, senti e provi … indescrivibile e ringrazio. Ringrazio Dio per tutto ciò che ha creato e soprattutto per avermi dato la possibilità di poterlo ammirare.