Verbania Intra vista dal lago

Una vita in “punta di piedi”

Antonio Amedeo, classe 1939, nasce a Intra in quella che un tempo veniva chiamata “ la piccola Manchester” per le tante aziende di cotone e filati

Crpiemonte
5 min readJun 3, 2020

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di Marco Travaglini

“In punta di piedi”, il racconto autobiografico di Antonio Amedeo ( pubblicato dalla novarese “Lampi di stampa”) riassume in poco più di centoventi pagine la storia “straordinariamente normale” dell’autore. Il libro è molto bello, si legge tutto d’un fiato e si vorrebbe non finisse mai. Antonio Amedeo, classe 1939, nasce a Intra in quella che un tempo veniva chiamata “ la piccola Manchester” per le tante aziende di cotone e filati, diventando di fatto coetaneo di Verbania che — per Regio decreto — nasce anch’essa quell’anno dalla fusione delle municipalità di Intra, Pallanza, Suna e altre realtà.

Una veduta aerea di Verbania ( foto Archivio DistrettoTuristico dei Laghi)

E’ lì che passa quell’infanzia che narra attraverso gustosissimi episodi e un ironico utilizzo del dialetto intrese, portando a conoscenza del lettore l’affollata “famiglia allargata” di parenti, amici, conoscenti. Ricordi di altri tempi, molto simili a quelli di tanti nati prima del “boom economico”, a partire dal poco piacevole incontro con l’olio di fegato di merluzzo.

1973, la tessera sindacale della FLM

Prima di cena, nei mesi primaverili, avveniva la somministrazione dell’olio di fegato di merluzzo”, scrive. “Ci mettevamo in fila di fronte all’armadio a muro della cucina dal quale papà Attilio estraeva una bottiglia verdastra contenente quel liquido dal gusto ripugnante, ma che avrebbe dovuto farci crescere sani e belli. Lo assorbivamo dall’apposito cucchiaio, sempre quello, sempre unto, forse perché non si voleva infierire sui rimanenti cucchiai che se la ridevano nel cassetto. In tutta la casa c’era una sola stufa. Serviva per cucinare, per riscaldare, per avere dell’acqua calda, per far asciugare calze, mutande ecc., per scaldare il ferro da stiro. Veniva giustamente chiamata: stufa economica”.

Il simbolo dei metalmeccanici della Fiom

La sua adolescenza, segnata dall’esperienza degli scout ( per tutta la vita, seguirà il principio dell’essere sempre “preparato” ) ne affinerà il carattere e la propensione all’impegno nei confronti degli altri. Con Amalia, che Antonio sposa nel 1966, partecipa anche ad uno stage di quasi due anni a Lione per prepararsi a un periodo di volontariato presso un paese dell’Africa francofona. Ma in Africa, più precisamente nel Rwanda, non ci andranno e inizierà così la sua vita da operaio ( dalla Nestlè al cotonificio Meierhofer, dalla Girmi di Omegna alla Candy di Brugherio, nel milanese) e la sua ricca esperienza sindacale. Antonio Amedeo, per tre lustri, s’impegna a fondo nella Fiom Cgil con incarichi nel campo della formazione sindacale.

In punta di piedi

Gli anni Settanta lo videro coordinatore delle 150 ore per la Flm di Monza e di un corso-ricerca per giovani delegati nel Consiglio di fabbrica della Candy (del quale venne pubblicato un volume) ma anche impegnato a seguire la sindacalizzazione e la contrattazione sempre nella Flm di Monza. Dal 1984, con lo scioglimento dell’Flm, coordinò la formazione per la Fiom Lombardia partecipando al progetto “I lavoratori dentro l’innovazione tecnologica: uomini, macchine, società”. Tra il 1991 e il ’95 Amedeo, diventato un esperto della materia, progettò e coordinò, su incarico della Fiom nazionale, l’attività formativa prima nel Nord-Est e successivamente in Toscana e Umbria per poi tornare nuovamente in Lombardia. Il suo lavoro di formatore gli fece guadagnare stima e affetto di molti. Quell’esperienza la giudicò preziosa e gratificante nonostante qualche “boccone amaro” che dovette mandar giù e che lo riportò, poco prima della pensione, a varcare di nuovo i cancelli della Candy.

La tessera unitaria dei metalmeccanici nel 1979

Vi scrisse anche un libro, “La testa, le braccia e il cuore”, che una recensione del Corriere Lavoro, il supplemento al “Corriere della sera” del 6 febbraio 2004 definì “un condensato di esperienza, di professionalità e di passione” .. “scritto da un intellettuale dalla parte del sindacato, che ha scelto per lunghi anni di fare l’operaio, da sempre impegnato sul fronte della formazione e del sociale, tipico esemplare di un militante che non c’è più, forse”.. che però ha saputo esprimere “in un distillato di teoria oltre che di pratica.. il senso profondo di un lavoro spesso trascurato”.

La testa,le braccia e il cuore

I ricordi di Amedeo fluiscono nel suo racconto, alternandosi tra i momenti belli e quelli tristi e difficili, come nel caso della morte dei propri cari. Ci fa partecipare alla vita della sua famiglia e al tempo stesso di un’intera comunità con le speranze e i sogni, le preoccupazioni e le difficoltà di tanti.

Manifestazione dei metalmeccanici

Se mi è permesso un consiglio spassionato, inviterei a leggerlo perché strapperà sorrisi e farà riflettere, consentendo ai più di paragonare la propria vita a quella dell’autore che ancora oggi tra gli impegni di famiglia, le passeggiate in montagna e il volontariato alla Casa della Resistenza di Fondotoce, trova il tempo per dare qualcosa agli altri con discrezione, sempre “in punta di piedi”.

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