Un’intervista a Nuto Revelli, testimone del ‘900
L’iniziativa dell’ Istituto storico della Resistenza di Alessandria, in collaborazione e con il sostegno del Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio Regionale
di Marco Travaglini
L’Istituto storico della Resistenza di Alessandria, in collaborazione e con il sostegno del Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio Regionale, nel 2020 aveva recapitato alle scuole e alle biblioteche della provincia di Alessandria (e a quelle che ne hanno fatto richiesta) un cofanetto che contiene una chiavetta Usb con una video intervista realizzata a Nuto Revelli nell’aprile 2001, una delle ultime rilasciate prima della sua scomparsa.
Il documento storico intitolato “La guerra di Nuto…E Nuto racconta” potrà essere utilizzato nelle iniziative culturali e didattiche che si svolgeranno nel territorio alessandrino e piemontese.
La registrazione della video testimonianza fu effettuata da alcuni ragazzi allora ospiti della Comunità di San Benedetto al Porto di don Andrea Gallo (alla Cascina Rangone di Frascaro, piccolo comune tra Alessandria e Acqui Terme) e seppure denotando alcuni limiti dal punto di vista tecnico, testimonia l’intensità del confronto tra generazioni che si realizzò in quella occasione.
Il supporto informatico, oltre alla video intervista (della durata di circa un’ora e sottotitolata per sopperire alla qualità non sempre buona dell’audio) che attraversa più di cinquant’anni di storia, raccoglie un apparato documentario che illustra il progetto legato alla memoria di una delle personalità più significative della storia e della letteratura del ‘900.
“ Con il contributo di diversi soggetti, abbiamo finalmente costruito e messo a disposizione del pubblico una risorsa importante per la conservazione della memoria - affermano all’Isral - , un tassello nella costruzione della storia del nostro Paese. L’obiettivo è quello di offrire sempre nuovi stimoli e emozioni a chi studia, lavora e vive in questa congiuntura storica così complicata per tutti”.
Nuto Revelli è stato un testimone importante del Novecento, uno dei protagonisti dell’Italia contemporanea: ufficiale degli Alpini in Russia, comandante partigiano, scrittore, antropologo, sociologo. Con i suoi libri ha dato voce agli “ultimi”, a quel “mondo dei vinti” sul quale sarebbe altrimenti calato il sipario del silenzio, dell’oblio.
Uomo di una tempra morale inflessibile, acuto ricercatore, narratore instancabile ha saputo offrire a tutti la sua testimonianza, impegnandosi a fondo nella divulgazione dei temi a lui cari: dalla civiltà contadina al dramma della ritirata di Russia con la disfatta dell’Armir, dall’importanza della montagna e delle sue genti nella storia nazionale alla lotta partigiana alla conquista dei due valori fondamentali che ne hanno sempre guidato l’azione e il pensiero: la giustizia e la libertà. Ne era profondamente convinto perché “la guerra dei poveri non finisce mai”.
I suoi libri come molti altri documenti, articoli, interviste aiutano a restituirci il profilo di un uomo che, motivato da una forte etica civile, scelse di dare voce ai caduti e ai dispersi della guerra, alle donne e agli uomini che, dopo l’8 settembre del ’43, seppero “scegliersi la parte” e ingaggiarono una lotta per conquistare la libertà, ottenere una società più giusta e, al tempo stesso, riscattare la dignità offesa di un Paese troppo a lungo schiacciato sotto il tallone della tirannia dispotica del fascismo.
Tutta la vita di Nuto Revelli è stata segnata dalla formidabile passione civile per libertà, giustizia, verità storica. Fece parte di quella generazione di scrittori (come Primo Levi e Mario Rigoni Stern) che giunsero alla scrittura non per sola vocazione interiore ma quasi trascinati dal dovere civile e morale di testimoniare, di dare una voce a chi non ne aveva, di “far sapere” cos’erano stati gli orrori della guerra, della deportazione, delle tumultuose e drammatiche vicende di una società in trasformazione come quella cuneese del dopoguerra, con l’abbandono della montagna e della civiltà contadina. Il legame tra Nuto Revelli, Mario Rigoni Stern e Primo Levi fu molto profondo.
L’autore di “Se questo è un uomo”, un anno prima di morire, scrisse una poesia dedicata ai suoi due “fratelli”, testimoniando un legame che andava oltre la passione letteraria: “A Mario e a Nuto. Ho due fratelli con molta vita alle spalle, nati all’ombra delle montagne hanno imparato l’indignazione nella neve di un Paese lontano, e hanno scritto libri non inutili. Come me, hanno tollerato la vista di Medusa, che non li ha impietriti, non si sono lasciati impietrire dalla lenta nevicata dei giorni”. Poche parole per dire moltissimo.