Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella mentre decora il gonfalone della Regione Piemonte

Uno stemma, un gonfalone e una bandiera

L’origine dei simboli del Piemonte raccontata da Luisa Clotilde Gentile, archivista dell’Archivio di Stato di Torino, in un volume della collana “I tascabili di Palazzo Lascaris”

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4 min readAug 24, 2021

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di Carlo Tagliani

Thonon, Alta Savoia, 1424. Nella piazza principale, gremita di aristocratici e di popolo, alla presenza degli ambasciatori di Borgogna e d’Inghilterra, ufficiali e alti ecclesiastici, il duca di Savoia Amedeo VIII investe il primogenito Amedeo, allora dodicenne, del titolo di principe di Piemonte, e il secondogenito Ludovico, di un anno più giovane, di quello di conte di Bagé Il maresciallo di Montmayeur, prima carica militare del Ducato, annuncia ad alta voce ai due principini la modifica del loro stemma, nonostante la decisione del padre: Amedeo avrebbe aggiunto alla croce argentea in campo rosso, insegna paterna, un lambello azzurro con tre pendenti, che si sarebbe ripetuto anche sulle ali del cimiero (la figura che sormonta l’elmo) dinastico, un ceffo di leone alato; Ludovico avrebbe aggiunto invece una bordatura azzurra dentata.

La bandiera della Repubblica d’Alba

Così Luisa Clotilde Gentile, archivista dell’Archivio di Stato di Torino, rievoca in apertura del volume della collana I tascabili di Palazzo Lascaris dedicato allo stemma, al gonfalone e alla bandiera del Piemonte, l’“atto di nascita” dello stemma del Piemonte o — per meglio dire — la prima volta in cui il nome della regione, concessa in appannaggio al primogenito del duca di Savoia vivente il padre, viene associato allo stemma che questi potava già da tempo.

Stemma di Amedeo, principe di Piemonte

L’autrice ricorda anche le origini della bandiera, da ricercare in uno dei tre proclami emanati il 7 floreale dell’anno quarto della Repubblica francese (26 aprile 1796) da Ignazio Bonfous e Giovanni Antonio Ranzaquando, all’indomani dell’entrata delle truppe francesi del generale Augereau ad Alba, auspicano la nascita della “Nazione Piemontese”, non soggetta ma perpetuamente alleata alla Francia.

“La nostra coccarda — scrivono — sarà tricolore, ancor essa come la francese, ma invece del bianco, che è emblema del realismo (della monarchia), noi prenderemo il rancio (l’arancione), che è l’emblema della democrazia: avrà dunque i tre colori, rancio, blu e rosso. Il rosso dinota il coraggio, il blu la solidità e il rancio la dolcezza, l’unità, l’egualità, l’indivisibilità di cui è simbolo il melarancio coi suoi spicchi uniti ed eguali”.

La bandiera

Nonostante il loro sogno di creare uno Stato ispirato ai principi rivoluzionari si infrangadue giorni dopo — il 28 aprile — con la caduta della Repubblica giacobina di Alba e l’armistizio di Cherasco tra l’Armée d’Italie e lo Stato sabaudo, gli ideali associati ai colori del vessillo sono destinati a sopravvivere e a rimanere un programma imprescindibile per ogni democrazia.

Il gonfalone

La scelta del Consiglio regionale, che il 16 gennaio 1984 adotta ufficialmente lo stemma e il gonfalone e nel 1995 la bandiera –osserva ancora Gentile– risponde alla necessità di dotare la Regione di emblemi nei quali si possano rispecchiare idealmente i diversi orientamenti politici rappresentati in seno al Consiglio stesso, da sinistra a destra, e dare quindi un messaggio visivo di conciliazione e di coesione. E di dare alla Regione non un logo di concezione moderna ma insegne radicate nella storia, nate in congiunture rilevanti per la formazione dell’identità regionale.

Lo stemma

La pubblicazione, che ripercorre gli eventi storici che hanno portato alla nascita dei simboli della Regione, illustra la legge che li regola (legge regionale 4/1984 e successive modifiche) e ricorda le ragioni che nel 2016 hanno portato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a conferire al gonfalone la Medaglia d’oro al merito civile, è consultabile cliccando su questa pagina Internet

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