“Italia’61”, il manifesto

Italia 61 e la vocazione internazionale di Torino oggi come allora

La Città di Torino si preparò ad accogliere diversi milioni di visitatori cercando di curare ogni aspetto dell’accoglienza

Crpiemonte
4 min readFeb 1, 2024

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di Alessandro Bruno

(seconda parte)

La Città di Torino si preparò ad accogliere diversi milioni di visitatori cercando di curare ogni aspetto dell’accoglienza. Come si legge nella relazione del Consiglio direttivo del Comitato “Torino ‘61”, redatta l’anno dopo la manifestazione, a fronte della grandiosità dell’evento che si stava organizzando, apparve chiaramente quanto fosse inadeguata la capacità ricettiva alberghiera del capoluogo piemontese. Tanto è vero che quando nella città della Mole si svolgevano le grandi manifestazioni dell’epoca, come il Salone internazionale dell’automobile di Torino, che era uno dei principali al mondo, il Salone della tecnica ed il Samia, era normale dirottare i visitatori verso gli alberghi della provincia. Il patrimonio alberghiero torinese non era quello che ci si poteva attendere da una metropoli industriale tra le più importanti d’Europa. Il Comitato incaricò una commissione composta da personalità esperte nella materia: si doveva almeno raddoppiare la capacità ricettiva di settemila posti letto che caratterizzava Torino nel 1959.

La “Fontana Luminosa” di “Italia ‘61”

Si decise di indire un concorso al quale risposero positivamente gli albergatori torinesi probabilmente anche per beneficiare di un premio, pari al 10% del costo delle opere realizzate entro il mese di marzo 1961.

Oltre all’ampliamento degli alberghi San Silvestro e Patria, vennero ristrutturati il Gran Mogol e il Crimea ma, soprattutto, vennero edificati dei nuovi hotel: Luxor, Tourist, Ambasciatori, Victoria ed Excelsior. Si parla di 2 miliardi e mezzo di lire di valore delle opere realizzate.

Cartolina di “Italia’61” con i luoghi più significativi

Nella parte nord di Torino, a Lucento, al confine tra la città e la campagna era in corso di realizzazione il quartiere, Le Vallette, ad opera dell’Istituto autonomo case popolari.

Nel periodo dell’esposizione divenne il “Villaggio Italia”, composto da tredici fabbricati che l’Istituto affittò al Comitato, attraverso una immobiliare alberghiera “Massimo D’Azeglio” costituita appositamente.

La realizzazione dei servizi venne accelerata per consentire l’utilizzo tempestivo delle 1325 camere che poterono essere ricavate nel complesso residenziale. Gli stabili vennero convertiti dall’uso privato a quello alberghiero cercando anche di risparmiare ove possibile: diverse attrezzature, gli arredamenti e la biancheria vennero affittati dall’amministrazione militare. L’inaugurazione si tenne il 9 aprile 1961 e le basse tariffe che vennero richieste agli ospiti, contribuirono ad attirare anche i turisti meno facoltosi. Peraltro, il biglietto di ingresso valevole per tutte le mostre di Italia ’61 aveva un prezzo accessibile pari a cinquecento lire e, in prevendita nel caso di comitive superiori a cinquanta persone, il prezzo scendeva a trecento. Lo sforzo per migliorare notevolmente la situazione ricettiva torinese che si fece venne generalmente riconosciuto molto positivamente.

Edificio realizzato per ospitare i turisti di “Italia ’61” a Le Vallette (archivio storico Città di Torino)

Tra le moltissime iniziative, le tre principali mostre per la celebrazione dei cento anni dell’Unità d’Italia, furono: la Mostra storica intimamente collegata con la ragione delle celebrazioni; la Mostra delle regioni per rappresentare l’estrema varietà e ricchezza territoriale della Penisola; ’Esposizione internazionale del lavoro per illustrare il progresso, non solo a livello italiano, ma anche a livello mondiale attraverso, appunto, l’impegno per il lavoro e il progresso della società.

La sede dell’esposizione era presso il Palazzo del lavoro, attualmente chiamato anche Palazzo Nervi, perchè venne progettato da Pier Luigi Nervi e dal figlio Antonio e si trova tra via Ventimiglia e l’attuale corso Unità d’Italia. La superficie totale coperta è di venticinquemila metri quadri e il volume complessivo è di 650 mila metri cubi. Il grande padiglione centrale misura ben centocinquantasei metri per lato e la struttura, divisa in sedici moduli, è sorretta da altrettanti pilastri alti ben 25 metri. Questi terminano con una raggera costituita da travi in cemento armato di trentotto metri di diametro. L’edificio si connotava per un innovativo sistema di illuminazione naturale mentre, nel piano interrato, si trovavano due sale cinematografiche e una grande sala conferenze.

Fonti:

http://www.torinoclick.it/; https://www.museotorino.it/; https://www.bookdealer.it/; https://torino.repubblica.it/; https://archivio.quirinale.it/; it.wikipedia.org; https://bct.comune.torino.it/; https://www.libreriauniversitaria.it/; https://www.italia61.org/

(continua)

Leggi la prima parte (clicca qui)

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