L’automobile e Torino
Il Museo dell’Automobile una istituzione in armonia con il ruolo del capoluogo del Piemonte nell’automotive
(seconda parte)
di Alessandro Bruno
Il Museo nazionale dell’automobile di Torino propone ai visitatori un affascinante viaggio nella storia dell’automobile. Un percorso che comprende aspetti storici, tecnici e di costume e che costituisce una eccellenza che tocca il cuore della città nella quale è inserito.
Questo perché Torino si è identificata per oltre un secolo con l’industria dell’automobile più di ogni altro luogo in Italia e come poche altre città al mondo.
A Torino ci sono e ci sono state diverse fabbriche nate per l’industria automobilistica. Addirittura una intera zona di Torino è stata fortemente caratterizzata dallo stabilimento di Fiat (ora Stellantis) Mirafiori. Uno stabilimento, inaugurato nel 1939, poco prima della Seconda Guerra Mondiale e nel corso della quale venne pesantemente bombardato. Mirafiori è stato il complesso industriale più grande in Italia ed è il più antico d’Europa tra quelli in funzione. Negli anni ’60 e ’70, Mirafiori ha occupato fino a 60–70 mila lavoratori ed è arrivata a produrre circa un milione di vetture l’anno.
Un complesso industriale, di 2 milioni di metri quadrati, che venne realizzato quando lo stabilimento del Lingotto, che caratterizza un’altra zona del capoluogo piemontese, non era più sufficiente per la Fiat.
L’industria automobilistica continua ad operare a Mirafiori nell’ambito della produzione e della progettazione e Torino continua ad essere la città dell’automobile italiana.
Il Mauto racconta anche questo e illustra l’evoluzione di questo mezzo di trasporto evidenziando i vari aspetti legati all’industria, all’innovazione ed anche alla creatività e artigianalità che ha caratterizzato il mondo dell’auto. Una storia che ha influenzato il costume della società e molto di quello che è ancora oggi la città ai piedi della Mole.
Sono 200 mila i visitatori che ogni anno frequentano i 20 mila metri quadrati del Mauto.
La chiave del successo del museo torinese è che, nonostante il suo carattere tecnico scientifico, non si rivolge esclusivamente agli appassionati dei motori ma è allestito per interessare un pubblico più vasto.
Una esposizione tra le più famose al mondo nel suo genere che comprende oltre 200 modelli di 80 marche diverse.
La collezione museale si è consolidata nel tempo e gli spazi espositivi nel bellissimo edificio, inaugurato nel 1960, sono stati ampliati con la ristrutturazione realizzata nel 2011 su progetto dell’architetto Cino Zucchi. La risistemazione degli spazi interni ha consentito la creazione di allestimenti scenografici, ideati da François Confino, particolarmente apprezzati dal pubblico e dalla critica. L’ottimo risultato è stato notato dalla prestigiosa testata londinese “The Times” che, due anni dopo, ha inserito il museo torinese tra i 50 musei più belli al mondo.
Attualmente i visitatori trovano in esposizione oltre 150 vetture alle quali si devono sommare quelle, eventualmente, in prestito temporaneo. Nell’ “Open Garage”, uno spazio interrato che si può visitare solo su prenotazione, vengono conservate le rimanenti 60 autovetture. Infine, c’è anche un’area mostre dedicata a esposizioni temporanee che approfondiscono specifiche tematiche.
Ma nel Mauto non vi è solo il percorso espositivo: per raccogliere documenti originali relativi a vetture, personaggi, fatti e storie che hanno fatto la saga dell’automobile c’è il Centro di documentazione.
Nella sua biblioteca sono conservate 9.000 monografie, di cui circa la metà sono possedute in esclusiva; nell’emeroteca sono conservate 800 testate sull’automobilismo scritte, praticamente, in tutte le lingue del mondo e, di queste, ben 195 si trovano solamente al Mauto. Nella biblioteca c’è anche un limitato ma pregiato fondo di antichi libri, che comprende rare opere sulla storia della fisica, della meccanica e delle scienze del periodo tra ‘500 e ‘800.
Vi sono anche il Centro Educational, che propone attività per le scuole, le università e le scuole di design ed il Centro Congressi, che può ospitare eventi, conferenze e convegni.
Da poco il Museo si è dotato anche di un proprio Centro di Restauro, che si occupa dell’attività di manutenzione ordinaria e straordinaria per le vetture della collezione. Il Centro svolge il coordinamento delle officine e degli specialisti del settore che lavorano con il Museo e collabora anche con il Centro conservazione e restauro La Venaria Reale per attività di formazione specifica.
La collezione del Mauto è composta da modelli di grande qualità e di importante valore storico provenienti oltre che dall’Italia, anche da Germania, Gran Bretagna, Francia, Olanda, Polonia, Spagna e Stati Uniti. Il processo creativo che è alla base della realizzazione dei vari modelli è al centro del racconto museale. Le autovetture però sono anche testimoni del loro tempo e degli avvenimenti sociali e sportivi che le hanno viste protagoniste. Per questo motivo molte di queste automobili sono diventate parte della memoria collettiva del Novecento. Per non dire delle innovazioni tecnologiche e la visione della mobilità che si aveva nel passato rispetto a quella che preconizza un futuro, caratterizzato dalle sfide sulla sostenibilità ambientale e sicurezza stradale. Anche le storie degli stili e degli uomini, si ritrovano nella narrazione che il museo offre ai visitatori.
La collezione del Mauto vanta 217 veicoli, di cui 189 automobili, 14 tra motociclette, tricicli e quadricicli a motore, 40 motori e 28 autotelai.
Tra questi è difficile segnalarne alcuni a scapito di altri ma, una menzione, la merita la gigantesca carrozza a vapore progettata da Virginio Bordino nel 1954 ed anche la Peugeot Tipo 3 del 1892, la prima auto in assoluto a essere stata registrata e guidata in Italia. Segnaliamo anche l’Isotta Fraschini 8A, utilizzata per le riprese del film “Viale del Tramonto” (“Sunset Boulevard”). Per chi segue le corse c’è poi una sala dedicata alle competizioni con diverse vetture entrate nella storia dell’automobilismo sportivo, come l’Alfa Romeo GP 158/159 Alfetta, campione del mondo nel 1950 e 1951; la Ferrari 500 F2, campione del mondo nel 1952 e 1953; la Mercedes W196R, campione del mondo nel 1954 e nel 1955, così come l’Alfa Romeo P2, la Lancia D24, la Cisitalia Nuvolari e molte altre.
«L’automobile - ha affermato il presidente del museo, Benedetto Camerana - è una sintesi della modernità e il Mauto mette in scena la sua storia, espone il suo presente, in rapida trasformazione sulla scala globale, e propone visioni anticipatrici del futuro, tra guida autonoma e metodi di propulsione innovativi. La sede è a Torino, dove in più di un secolo sono nate 70 case automobilistiche e 80 carrozzieri, una Torino ancora oggi cruciale epicentro internazionale per l’ingegneria e il design dell’auto. Ed è museo nazionale, per un’Italia che ha dato tantissimo alla storia dell’automobile, nell’industria, nell’innovazione, nel design, nelle competizioni”.