“Italia ‘61”, il Palazzo a Vela

Italia 61 e la vocazione internazionale di Torino oggi come allora

La celebrazione del centenario dell’Unità d’Italia era contestualizzata nella crescita economica e nello sviluppo industriale del dopoguerra

Crpiemonte
5 min readFeb 1, 2024

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di Alessandro Bruno

(terza ed ultima parte)

La celebrazione del centenario dell’Unità d’Italia era contestualizzata nella crescita economica e nello sviluppo industriale del dopoguerra, che veniva ben rappresentato nella rapida evoluzione che stava caratterizzando la metropoli torinese. Ma non fu solo la tematica del lavoro a connotare la celebrazione: la Mostra storica doveva raccontare il processo risorgimentale che portò alla formazione dello stato italiano unitario e che venne coronato dalla nascita delle libere istituzioni democratiche. Questa non poteva che essere ospitata a Palazzo Carignano che, nel 1861, fu la sede del primo Parlamento italiano e che venne ristrutturato per l’occasione. Questo magnifico edificio divenne anche sede del Museo nazionale del Risorgimento italiano, riallestito poi nel 2011 in occasione del centocinquantenario dell’Unità d’Italia. Per l’esposizione del 1961, fu restaurata anche la Palazzina di caccia di Stupinigi utilizzata per sontuosi ricevimenti e venne aperto il Museo Pietro Micca.

Esposizione “Italia ‘61” Mostra delle Regioni

Oltre al Palazzo del Lavoro, la principale eredità architettonica di Italia ’61 al capoluogo piemontese fu il Palazzo delle Mostre, meglio conosciuto come Palazzo a Vela per la sua forma originale. Un edificio che doveva ospitare in quell’anno la Mostra dedicata alla moda, allo stile ed al costume e, negli anni, fornire spazi aggiuntivi al Salone mercato internazionale dell’abbigliamento - Samia.

I manifesti della Mostra Storica (a sinistra) e della Mostra delle Regioni

Il progetto fu frutto della collaborazione tra Annibale e Giorgio Rigotti, Franco Levi e Nicolas Esquillian. Quest’ultimo aveva lavorato alla progettazione del Centro per le nuove industrie e tecnologie di Parigi che sembra abbia ispirato lo stile originalissimo del Palazzo a Vela.

L’edificio era caratterizzato da un salone circolare di 130 metri di diametro, circondato da pareti completamente vetrate e coperto da un tetto in cemento armato dalla caratteristica forma a vela.

La suggestiva monorotaia

Il Palazzo continuò ad essere utilizzato e, in particolare, in occasione dei XX Giochi olimpici invernali del 2006, venne ristrutturato su progetto di Gae Aulenti e Aurelio De Bernardi. I lavori consentirono le installazioni necessarie per la disputa delle gare di pattinaggio e short track. L’impianto, che continua ad essere utilizzato principalmente per attività sportive, può arrivare a contenere oltre novemila spettatori.

La terza manifestazione principale fu quella dedicata ai territori italiani, la Mostra delle regioni italiane, che era destinata a illustrare la storia e lo sviluppo di queste in un periodo storico nel quale le regioni, come entità istituzionali previste dalla Costituzione, non erano ancora state istituite.

L’allestimento venne realizzato in 19 padiglioni sulle sponde del Po, da diverse prestigiose firme dell’architettura italiana, sotto il coordinamento di Nello Renacco. Anche se il quadro delle tantissime realizzazioni per la celebrazione di Italia ’61 non è esaustivo, possiamo proporre un bilancio dopo più di sessant’anni. Pensiamo che il lascito alla città sia stato notevole perché diede a Torino una enorme visibilità internazionale che non si è più ripetuta fino ai Giochi olimpici del 2006. Ci fu anche la nascita dell’omonimo quartiere in una città che, peraltro, era in grande espansione.

“Italia ‘61” visitatori (foto Istituto Luce)

Si calcola che la spesa complessiva fu di una trentina di miliardi di lire e, nelle conclusioni della relazione del Consiglio direttivo, all’Assemblea generale del 26 giugno 1962 del Comitato “Torino 61”, si legge: “Ed oggi, chiuse le manifestazioni e tirate le somme, possiamo constatare con vivo compiacimento che il programma, da noi delineato il 22 luglio 1958, si è puntualmente realizzato in ogni sua parte, rispettandone i concetti informatori e consentendo, grazie ad una oculata amministrazione, di restare nel complesso sensibilmente al di sotto della spesa allora preventivata” .

La città non solo utilizza il Palazzo a Vela, ma i padiglioni dedicati alle regioni sono sede dal 1964 di importanti istituzioni internazionali: il Centro internazionale di formazione dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil); lo Staff college del sistema delle Nazioni unite (Unssc); l’Istituto interregionale di ricerca delle Nazioni unite sul crimine e la giustizia (Unicri).

Le tante autorità intervenute agli eventi (foto Istituto Luce)

Agenzie delle Nazioni Unite che portano migliaia di dirigenti e tecnici da tutto il mondo all’ombra della Mole, a conferma della vocazione internazionale di Torino.

Ingresso di Torino: in primo piano il Palazzo del Lavoro, sullo sfondo il Palazzo a Vela

Purtroppo è anche vero che diversi impianti, palazzi e attrezzature sono state lasciate in un incredibile stato di incuria o addirittura disperse. L’ovovia e la monorotaia Alweg erano avveniristici sistemi di trasporto che sono stati abbandonati nel giro di brevissimo tempo ma che in altri contesti sono tranquillamente in esercizio. Fortunatamente la stazione nord della monorotaia, in occasione dei Giochi olimpici invernali, è stata ristrutturata e destinata ad essere una “Casa Ugi”, per ospitare i bambini in cura presso il vicino Ospedale infantile Regina Margherita e le loro famiglie.

Il caso più eclatante e preoccupante, è quello del Palazzo del Lavoro o Palazzo Nervi, considerato allora un capolavoro assoluto dell’architettura. Dopo alcuni utilizzi iniziali, da parte di diversi enti come l’Oil e l’Università, da almeno una quindicina d’anni è praticamente abbandonato ed è ormai in stato di grave degrado strutturale. Un degrado che avanzando con il passare del tempo, rende sempre più complesso e costoso il recupero. Essendo l’edificio alle porte della città, chi arriva dalle autostrade, fino almeno al secolo scorso era accolto da una struttura che destava ammirazione costituendo un invidiabile biglietto da visita per il capoluogo subalpino. Viceversa, adesso, che i segni del degrado sono ormai evidentissimi al primo colpo d’occhio, il più grande edifico della “Città delle meraviglie” crea un grande imbarazzo ai torinesi.

Fonti:

http://www.torinoclick.it/; https://www.museotorino.it/; https://www.bookdealer.it/; https://torino.repubblica.it/; https://archivio.quirinale.it/; it.wikipedia.org; https://bct.comune.torino.it/; https://www.libreriauniversitaria.it/; https://www.italia61.org/; https://www.ilsole24ore.com/art/italia-61-trionfo-architettonico-breve-durata-AEHGMgH

(fine)

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